L’università è luogo di apprendimento di competenze tecniche ma anche ambiente di formazione per maturare nuovi stili di vita improntati a maggiore solidarietà e responsabilità verso la società, la scienza, la cultura.
Lo scrivono i vescovi della Commissione Cei per l’Educazione cattolica, la scuola e l’università in una lettera aperta agli studenti universitari. Il loro messaggio, all’inizio del nuovo anno accademico, parte dalle “difficili conseguenze della pandemia”, per giungere alla missione dell’Università che “ha certamente molto da dire alla società in cui viviamo e a ciascuno di noi”.
La data di tale testo è significativamente quella del 13 ottobre, primo anniversario della canonizzazione del cardinale inglese John Henry Newman (1801-1890), intellettuale legato al mondo dell’università e autore di pagine di grande attualità su tale istituzione.
Partendo dalle considerazioni di Newman, secondo il quale fine dell’Università “è quello di formare persone capaci di farsi carico dei problemi dell’uomo e di mantenere una visione d’insieme che consenta a ogni studioso di comprendere il valore della propria disciplina all’interno dell’unità del sapere”, i vescovi ricordano agli studenti che, soprattutto in tempo di pandemia, “le soluzioni alle grandi emergenze sociali, ma anche umane e scientifiche, non si ottengono solo mediante conoscenze di ordine pragmatico, ma fanno appello anche a una serie di virtù che si fondano in una dimensione sapienziale trasmessaci da tanti autori, sia umanisti che uomini e donne di scienza”.
A tal proposito i vescovi elencano, a titolo esemplificativo, alcuni atteggiamenti che devono caratterizzare chi vive l’esperienza universitaria, non solo in termini di maggiori conoscenze scientifiche ma anche negli stili di vita e di approccio sociale: “la solidarietà, l’amore alla verità, il sapere come servizio, la condivisione dei risultati scientifici, la prudenza, la capacità di perseverare nella ricerca del vero e del bene”.
Ne deriva che l’università non è solo luogo di “apprendimenti strumentali” ma – grazie alla sua radicata dimensione comunitaria – è pienamente “comunità di studio e di vita”. Così nell’auspicio dei vescovi, la recente implementazione della didattica online non deve indebolire la dimensione comunitaria della vita universitaria ma recuperarne gli aspetti inediti sperimentati in questi mesi, come raggiungere colleghi e docenti spazialmente lontani, avviare metodologie innovative, accedere a maggiori risorse e impiegarle per continuare a mantenere il desiderio di approfondimento senza cedere alla tentazione dell’approssimazione. Inoltre, facendo rete, si condividono le conoscenze ad ampio raggio e si ha la possibilità di aiutare chi resta indietro. Importante è seguire la propria coscienza nella ricerca della verità, anche se ciò comporta alti costi personali, come accadde allo stesso Newman che per la difesa delle sue idee perse la fama e la cattedra.
Infine i vescovi augurano ai giovani di vivere l’esperienza universitaria come “un’esperienza di servizio e di comunione”, nella certezza che gli sforzi profusi nella formazione e nell’apprendimento accresceranno il senso di responsabilità di ciascuno all’interno del tessuto sociale, scientifico, culturale per la promozione del bene comune da raggiungere con l’impegno e la collaborazione di tutti.