Non ci possono essere idee di “prossima generazione” che non ascoltino e coinvolgano i giovani. E il Next Generation Eu, più noto come Recovery Fund, è un’occasione da non sprecare per andare oltre la pandemia. Parte da questa convinzione la scelta di organizzare a Brescia dei FutureLab Giovani, percorsi condivisi e innovativi, che partono dal basso e rappresentano la via di un “Brescia Recovery Plan”.
Il progetto, coordinato da Barbara Boschetti, docente di diritto amministrativo, insieme a Ivana Pais, docente di Sociologia economica, ha preso forma all’interno dell’Osservatorio per il territorio (Opter) ed è contenuta nel progetto COM_PACT4Future, un patto di comunità per disegnare il Futuro della comunità e del territorio.
«Per costruire un Brescia Recovery Plan bisogna partire dai giovani – afferma Barbara Boschetti - ed ecco quindi i FutureLab che da subito coinvolgeranno le classi quarte di quattro scuole bresciane: l’Istituto Abba Ballini e l’Einaudi, i licei privati Carli e Luzzago. Da ora fino a fine novembre i ragazzi lavoreranno divisi in 14 FutureLab, un approccio scientifico basato su una precisa metodologia al fine di enucleare i bisogni e le aspettative delle nuove generazioni». I lavori, che si articolano in tre sessioni da due ore ciascuna, si svolgono in gruppi da 12 studenti. Ciascun gruppo è seguito da un moderatore, secondo il metodo scientifico elaborato a livello europeo e nazionale.
I risultati verranno raccontati durante “La Notte dei ricercatori” che si svolgerà il 27 novembre in due momenti: la mattina verranno coinvolti i presidi delle scuole, mentre il pomeriggio toccherà agli studenti raccontare alla cittadinanza quanto emerso nei gruppi di lavoro.
Tra dicembre e gennaio si aprirà invece un nuovo capitolo dell’indagine che coinvolgerà le realtà del mondo imprenditoriale, industriale, ma anche delle realtà commerciali, artigiane e agricole. Uno dei VisonLab con le imprese verrà realizzato con Talent Garden e con altri progetti presenti sul territorio per mettere a sistema le diverse azioni.
Il terzo step del progetto scatterà invece a febbraio con sessioni di restituzione condivisa dei risultati conseguiti nella fase precedente. «Sarà il momento per mettere a fattore comune i bisogni e le prospettive dei vari settori, per capire i punti d’incontro ma anche le divergenze» spiega la professoressa Boschetti. «In questo senso sarà molto interessante capire se c’è distanza tra il mondo dei giovani e quello del territorio». L’ultimo passo, quello che calerà nella concretezza il grande lavoro svolto, prevede invece la creazione di singole iniziative volte a mettere a terra gli scenari emersi durante l’attività di indagine.
Imprese e istituzioni saranno coinvolte con modalità diverse: tavoli di co-progettazione, interviste, questionari, sondaggi pubblici.