«Tutto è nato grazie a un colloquio con il professor Claudio Sottoriva ai tempi in cui frequentavo la triennale di Economia e Gestione Aziendale in Cattolica a Milano. La passione per il calcio e per l’analisi e lo studio dei bilanci di esercizio delle imprese ha fatto il resto». Giacomo Bartolini (nella foto in alto durante la premiazione nel Salone d'onore del Coni, e nella foto qui a lato il giorno della laurea con il suo relatore di tesi Claudio Sottoriva) ha ricevuto il 2 dicembre a Roma il prestigioso premio di laurea Artemio Franchi, giunto alla sua XI edizione, con la pubblicazione della sua tesi sulla “Applicazione delle regole del “financial fair play” alle società di calcio nella prospettiva Europea. Analisi di bilancio e considerazioni critiche”. Il riconoscimento è stato consegnato nella sede del Coni dal presidente Giovanni Malagò (il programma della cerimonia).
«Ho dedicato molto tempo alla realizzazione di questa tesi» racconta Giacomo. «Come primo aspetto ho recuperato e analizzato molteplici dati sulle cinque principali leghe calcistiche Serie A, Bundesliga, Premier League, Liga Spagnola e Ligue 1 per definire il contesto calcistico europeo; poi ho analizzato dettagliatamente la nuova normativa del Financial Fair Play e l’ho applicata ai bilanci di sei società calcistiche europee effettuando una simulazione di quelli che dovrebbero essere i controlli effettuati dal Club Financial Control Body (Cfcb). È stato un lavoro molto intenso ma devo dire che l’impegno è stato ripagato», afferma il neodottore.
«Il fair play finanziario è stato un concetto assolutamente innovativo introdotto nel mondo del calcio» spiega il relatore della tesi Claudio Sottoriva, professore di Metodologie e determinazioni quantitative d’azienda alla facoltà di Economia della Cattolica, autore del volume “L'applicazione del financial fair play alle società di calcio professionistiche. Indicazioni operative e considerazioni critiche”, grazie anche alla collaborazione di Paolo Lenzi.
«Gli addetti ai lavori Uefa si sono resi conto di come le società calcistiche non stessero seguendo dei modelli di gestione aziendale virtuosi e razionali. Di conseguenza con l’introduzione delle Financial fair play (Ffp) Regulations, l’ Uefa ha voluto dare al sistema finanziario delle società un ordine e una razionalità, stimolare l'auto-sostenibilità dei club a lungo termine, stimolare la crescita delle infrastrutture, stimolare la crescita dei settori giovanili, incoraggiare la società a competere tenuto conto degli impegni finanziari assunti, diminuire la pressione sulle richieste salariali e sui trasferimenti nel mondo calcistico».
Professore, guardare dentro i bilanci delle società riesce effettivamente a soddisfare le esigenze di trasparenza? «Lavorare sui bilanci delle società di calcio (grandi o piccole, quotate o non quotate, di Serie A o di Serie B) è un modo per poter conoscere le realtà in cui vivono e farsi un’idea della loro situazione generale. È naturale che per avere una maggiore trasparenza e per comprendere al meglio i numeri presenti in bilancio occorrerebbe entrare in contatto con gli addetti ai lavori che si occupano di redigere i diversi documenti contabili e conoscere bene le regole contabili nazionali e internazionali che presiedono la contabilizzazione dei fatti di gestione che caratterizzano l’economia di una società di calcio. Come si contabilizza l’acquisto del “cartellino” di un giocatore? Come si ammortizza? Come si rilevano i contratti di sponsorizzazione tecnica?»
Un lavoro non certo semplice. «In più c’è da dire che la normativa nazionale contenuta nelle norme NOIF necessita di una profonda revisione e di un profondo aggiornamento anche perché dal 1° gennaio 2016 entrerà in vigore la nuova normativa contenuta nel Codice Civile per la redazione del bilancio delle società di calcio. I football club professionistici dal punto di vista giuridico sono delle società di capitale a tutti gli effetti: società per azioni o società a responsabilità limitata e, conseguentemente, oltre alla legislazione speciale di settore sono assoggettati anche alla normativa ordinaria prevista per tutte le società di capitali e a quella del Testo Unico della Finanze se sono società quotate (come Juventus, Roma e Lazio). C’è molto da fare anche sotto i profili della governance interna delle società di calcio e della capacità di attrarre risorse professionali preparate da parte dei football club».
Il financial fair play ha avuto un qualche effetto di “democratizzazione” del calcio europeo? «Il financial fair play ha l’obiettivo di aiutare tutto il contesto calcistico europeo e non guarda al fatto che una società sia povera o ricca. L’obiettivo della normativa è quello di non far spendere alle società di calcio più di quello che si è guadagnato e, a partire dal 2011 (anno della sua introduzione), vi sono dei risultati tangibili che dimostrano come il recepimento da parte delle società dei criteri sottostanti il financial fair play abbia portato dei benefici a tutto il movimento calcistico europeo».
Per esempio? «Come riportato nell’ultimo Report Uefa le perdite nette delle società sono state ridotte nei tre anni successivi all’introduzione della regole pareggio (break even rule) non sul campo, in questo caso, ma tra ricavi rilevanti e costi rilevanti, passando da 1,67 miliardi di euro nel 2011 a 485 milioni nel 2014; il debito netto complessivo dei club è diminuito di oltre 1 miliardo di euro. Già solo questi risultati ottenuti dalle società calcistiche europee dimostrano che l’introduzione della normativa del financial fair play ha avuto degli effetti virtuosi nel contesto calcistico europeo».
Cosa resta da fare? «Occorre fare molta attenzione nelle comparazioni tra i bilanci perché purtroppo non c’è ancora armonizzazione: in Italia se non sono una società quotata faccio riferimento principalmente alle norme del Codice Civile e ai principi contabili nazionali; se sono una società quotata faccio riferimento ai principi contabili internazionali Ias/Ifrs che hanno una maggiore diffusione a livello internazionale. La Uefa dovrebbe in futuro armonizzare le norme contabili dei football club affinché il medesimo fatto gestionale venga contabilizzato nello stesso modo».