Lezioni frontali, libri da studiare e ore passate chini sulla scrivania sono spesso la quotidianità dell’università. Non dei master. Almeno in quello di Comunicazione musicale in cui, a un certo punto, la teoria deve lasciare posto alla pratica e arriva il momento di mostrare cosa si è imparato nelle lunghe ore di lezione. Bisogna dimostrare grinta e determinazione. Tanto più se si ha davanti un sorridente Beppe Carletti, leader dei Nomadi, intento ad ascoltare le idee che hanno i ragazzi per la promozione del suo nuovo album. Ieri è stata una giornata speciale per gli studenti del master dell’Università Cattolica, che si sono trasformati per qualche ora in addetti stampa ed esperti comunicatori. Un gioco di ruoli divertente che ha messo alla prova la loro preparazione per il futuro.
I Nomadi hanno festeggiato nel 2013 il cinquantesimo della loro carriera. La loro storia è dinamica e ricca di cambiamenti di formazione. Tra i tanti componenti che hanno reso grande il nome della band il pensiero di Beppe va ad Augusto Daolio, l’amico di una vita, scomparso nel 1992. «Speravo di poter festeggiare il cinquantesimo compleanno del gruppo con lui, ma esserci arrivato vuol dire aver portato con me anche Augusto». I cinquant’anni trascorsi sono stati molto intensi, ricchi di rivoluzioni, un po’ come la loro musica. Le canzoni che lanciarono il gruppo erano di denuncia e venivano prodotte in un periodo storico in cui i temi che andavano per la maggiore erano quelli sentimentali. «Un tempo era più facile comunicare valori con le canzoni. Ora ci sono i rapper, ma vengono ascoltati per la loro musica e per ballarci sopra e non per quello che dicono».
I ragazzi ascoltano ammirati Carletti, che racconta aneddoti simpatici e storie di vita avvincenti. Gli studenti del master in Comunicazione musicale si trovano a colloquio con lui, perché nei mesi precedenti si sono impegnati a studiare un progetto adatto a presentare il nuovo lavoro dei Nomadi. Sono cinque gruppi, ugualmente audaci e ugualmente intimoriti, che presentano a Beppe la loro idea per una buona promozione del disco. Ogni ragazzo apporta una novità originale, tanto che Carletti, chiamato a esprimersi e a scegliere il lavoro migliore (da attuare in seguito), non riesce. «Ma non si può prendere il meglio da ognuno?».
Tra le proposte dei ragazzi che piacciono molto a Carletti c’è quella di organizzare un concerto in una fabbrica abbandonata del modenese, colpita dal terremoto. «Sarebbe davvero bellissimo poter realizzare un’idea del genere. Mi piacerebbe vedere al fianco delle rovine, una città che tenta di risollevarsi con il potere della musica». Nelle idee degli studenti del master non manca anche l’attenzione per i fan della band. I sostenitori dei Nomadi sono molti e parecchio affiatati, forse proprio perché il gruppo è sempre stato disponibile e vicino al suo pubblico. «Noi abbiamo un bel rapporto con i fan perché siamo come loro. Ci separa solo qualche metro di altezza, tra il palco e il pubblico e nient’altro», come ci dice anche nella video-intervista pubblicata in questa pagina. Proprio questo affiatamento tra i Nomadi e il loro pubblico è stato percepito dai ragazzi del master. Un’altra proposta al riguardo è quella di far realizzare ai fan dei video nei quali cantano le canzoni della band, per poi condividerli sui social network.
Tutte le idee colpiscono molto Beppe, che non nasconde l’ammirazione per i ragazzi che ha di fronte. «Voi siete bravi, farete strada e al di là dei vostri singoli progetti la cosa che mi ha emozionato è che vi siete preparati sulla storia dei Nomadi e vi siete tanto impegnati per presentare i vostri lavori. Grazie». L’incontro si chiude con applausi e tanta energia positiva nell’aula 223 della sede di Sant’Agnese dell’Università Cattolica a Milano. Gli studenti si guardano e nei loro occhi c’è solo una scintilla, quella provocata dalla consapevolezza di aver conosciuto un pezzo essenziale della storia della musica italiana.