«Vinificare è un atto creativo. Ogni vino assomiglia a chi lo produce». A parlare è Mario De Benedittis, docente di Sociologia dei processi culturali dell'Università degli Studi di Milano, intervenuto a "Enocomunicazione. Raccontare un'industria culturale". L'incontro si è tenuto il 12 dicembre, in occasione del conferimento dei diplomi agli studenti della decima edizione del master in Comunicazione per le industrie creative dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, diretto dalla professoressa Laura Bovone (nella foto a sinistra), ordinario di Sociologia della comunicazione e direttrice di Modacult.
«Bisogna passare dalla ricerca dell'oggettività delle qualità vinicole e della sua tipicità alle interpretazioni soggettive. Il produttore di vino è come uno stilista, qualcuno che condivide sul mercato le proprie idee innovative», ha affermato il viticoltore Gianluigi Orsolani. Quest'ultimo ha sottolineato l'importanza del rinnovare la comunicazione in questo settore, in cui si è reso indispensabile mettere l'accento non solo sul territorio, ma anche sui processi di produzione. «Comunicare il vino significa conoscere la nostra storia, i nostri luoghi, rispettare chi li produce e portare emozioni al consumatore», ha aggiunto Domenico Tappero Merlo, viticoltore e sommelier. La teoria di quest'ultimo infatti prevede che l'aspetto emozionale del vino debba essere centrale. Il contenuto del bicchiere non è una mera bevanda, ma il mezzo che evoca sensazioni e illusioni, un viaggio interiore verso i paesaggi dell'immaginario di colui che compie il gesto di bere. Il consumatore, secondo Tappero Merlo, deve sentirsi trasportato in un'altra dimensione, potendo vivere una vicinanza con i luoghi e la cultura che ogni vino rappresenta: «Il vino deve essere un vettore che porta l'emozione al consumatore facendolo viaggiare».