Ricorrono oggi i cinquant’anni anni dell'alluvione di Firenze. Tra i famosi "angeli del fango" partiti allora da Milano c’erano alcuni giovani studenti della Cattolica, i primi volontari in contesti di emergenza che hanno dato il via alle forme di volontariato attivo che oggi sono una normale attività di sostegno alle popolazioni in situazioni di grave disagio.
Cristina Castelli (nella foto con padre Antonio Lupi e uno studente della Cattolica), nel 1966 studentessa al terzo anno della facoltà di Magistero in Cattolica, proprio a Firenze ha scoperto questa “vocazione”. Diventata poi psicologa dello sviluppo, ha dedicato tutta la sua vita professionale a sviluppare un modello di intervento nei diversi contesti di vulnerabilità in Italia e nel mondo, a favore in particolare dei minori e delle reti che li sostengono.
Partì con altri tre amici di Scienze politiche e, in seguito, fu raggiunta da quello che poi sarebbe diventato suo marito, Agostino Fusconi, allora assistente del professor Antonio Confalonieri, docente di Tecnica bancaria, e a lungo impegnato in Ateneo in qualità di docente e di membro del Consiglio di amministrazione. Cristina Castelli era in quell’occasione l’unica studentessa munita di auto, un “maggiolone” caricato di scatolette di carne Simmenthal, donate dalla signora Vallardi (dell’omonima casa editrice).
Dopo aver informato il rettore Ezio Franceschini, che chiese a don Giancarlo Minchiotti, allora assistente spirituale, di venire sulla porta dell'Università a benedire gli studenti e l’auto, gli studenti partirono con il buio alle cinque del pomeriggio e arrivarono a Firenze molto tardi accolti dal domenicano padre Antonio Lupi presso il convento della Maria Maddalena alle Caldine.
Da quell’esperienza umanamente fondamentale a livello psicologico e formativo, è partita “l'avventura” d'aiuto in contesti difficili e di emergenza che dura tutt’ora attraverso interventi specifici quali terremoti, tsunami, guerre in Italia e nel mondo e missioni umanitarie come quelle del programma Charity Work Program che vede impegnati molti studenti di varie facoltà del nostro Ateneo. Oggi l’Unità di ricerca sulla resilienza continua l’eredità di quell’esperienza con l’intervento di docenti, ricercatori, studenti che sono impegnati nel sostegno di chi ha subito traumi psichici in funzione del loro futuro benessere psico-sociale. Moglia, Vernazza, L’Aquila, Libano, Kurdistan, Kosovo, Sri Lanka, Mozambico, Pakistan, Haiti, Cambogia sono i principali territori che hanno ospitato e continuano a vedere attivi gli psicologi della resilienza della Cattolica.