«Serve un cambiamento di prospettiva nel fare ricerca. Non è più sufficiente essere solo dei bravi ricercatori, competenti rispetto alla propria disciplina, ma è necessario essere sempre più capaci di individuare e perseguire quelle opportunità di finanziamento che diversi soggetti (per esempio, la Commissione Europea, ma non solo) offrono». Giovanni Aresi, assegnista di Psicologia in Università Cattolica è uno dei giovani ricercatori che ha partecipato al convegno “Quando le idee hanno le gambe. Costruire progetti di ricerca finanziabili” e ai due workshop successivi di cui parliamo qui a lato. Un’iniziativa finalizzata a fornire una serie di strumenti e competenze trasversali a tutti coloro che intraprendono la strada della ricerca.
Nelle parole di Giovanni, unite a quelle di Teresa Giovanazzi, dottoranda di ricerca di Scienze della persona e della formazione, gli elementi chiave che un giovane ricercatore deve tenere presente perché le sue idee abbiano le gambe per farsi strada.
«La priorità della domanda sociale rappresenta il fattore direzionale della ricerca» afferma Teresa. «Un buon progetto, adottando un approccio multidisciplinare e ponendosi in relazione al contesto internazionale, deve porre in evidenza gli elementi di originalità rispetto alla stato dell’arte rispondendo a what? where? why? how? Fondamentale è individuare le potenziali applicazioni e identificare i beneficiari finali del progetto».
Secondo Teresa «l’eccellenza di una proposal si coglie nella progettualità solida dell’idea con obiettivi e tempi definiti, una metodologia scientifica rigorosa, una comunicazione efficace e un team di ricerca coordinato con i partner». Senza dimenticare le ricadute concrete: «La centralità dell’impatto scientifico e socio-economico della ricerca deve assumere rilevanza significativa per il mercato: l’incremento della capacità innovativa e l’integrazione di nuove conoscenze. La qualità di implementazione del progetto pone in considerazione la coerenza del piano di lavoro, la competenza dei singoli partecipanti e l’appropriatezza della struttura gestionale del progetto stesso».
Per Giovanni è necessario «sapere sviluppare un'idea che sia allo stesso tempo accattivante e sufficientemente coraggiosa e innovativa da suscitare interesse nei potenziali committenti. Questa idea va poi resa concreta e operativamente oggetto di ricerca. E deve avere anche una rilevanza applicativa». Tra le competenze fondamentali del giovane ricercatore, Giovanni mette la capacità di costruire relazioni di collaborazione con partner stranieri che possano fungere da volano per la progettazione su opportunità di finanziamento internazionale.
«Come giovani ricercatori, nel complesso e competitivo ambiente accademico e, in generale, della ricerca di oggi, siamo indiscutibilmente anche imprenditori di noi stessi» fa notare Giovanni. «Anche se è bene non dimenticare che operiamo all'interno di istituzioni di cui siamo “ambasciatori”. Credo che l'obiettivo di un giovane ricercatore dovrebbe essere quello di costruirsi una credibilità e un riconoscimento in un ambito di ricerca e da lì tentare di costruire un proprio percorso di carriera che passi anche dall'ottenere finanziamenti da enti esterni per le proprie attività di ricerca».
Un concetto sottoscritto anche da Teresa: «La complessità del fare ricerca e di approcciarsi ad un bando di finanziamento richiede la necessità di costruire solidi network di collaborazione, di allargare la propria rete di contatti per creare nuove opportunità. Guardare oltre, avere un atteggiamento di apertura per cogliere nuove occasioni e idee innovative».