Grazie al Programma Sure il nostro Paese riceverà due trance di finanziamenti da 10 e 6,5 miliardi di euro. Per capire come funziona e quali benefici possono trarne i singoli Paesi l’Istituto Nazionale per le Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) e l’Università Cattolica del Sacro Cuore hanno promosso un seminario dal titolo “Sostegno al reddito dei lavoratori nelle crisi aziendali in Italia e in Europa alla luce del nuovo fondo SURE” che si svolgerà il 27 novembre e che si potrà seguire registrandosi cliccando qui.
I lavori, aperti con un saluto del direttore generale dell’INAPP, Santo Darko Grillo, saranno introdotti da Sebastiano Fadda, presidente dell’INAPP e vedranno il contributo di Pietro Antonio Varesi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, di Piera Loi, dell’Università di Cagliari e di Angelo Pandolfo dell’Università Sapienza di Roma. Durante il seminario verranno inoltre analizzati gli approcci al programma SURE che stanno emergendo in tre importanti Paesi dell’Unione: la Francia, prof.ssa Sylvaine Laulom dell’Università di Lyon, la Germania, prof.ssa Judith Brockman, Università di Amburgo, e la Spagna, prof.ssa Sonia Fernandez Sanchez.
Concluderà i lavori una tavola rotonda coordinata dal presidente dell’INAPP cui parteciperanno il Ministro del Lavoro, sen. Nunzia Catalfo, il direttore Area Lavoro, Welfare e Capitale Umano di Confindustria, Pierangelo Albini e il Segretario aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra.
«In Italia - spiega il professor Varesi - al programma SURE si aggiunge il fondo nuove competenze che con i suoi 730 milioni di euro tra il 2020 e il 2021 potrà essere un importante strumento per la riqualificazione e l’aggiornamento dei lavoratori delle aziende in crisi. Conoscere le best practices europee e italiane ci consentirà di abbinare cassa integrazione e politiche attive del lavoro in maniera virtuosa».
«Mentre si discute sull’attivazione del Mes, già 17 Stati europei hanno deciso di far ricorso al SURE, uno strumento innovativo - ricorda Sebastiano Adda - finanziato con un meccanismo virtuoso come i social eurobond, simbolo di quella “solidarietà europea” che ad oggi può essere la leva con la quale cercare di uscire da una crisi profonda come quella che stiamo attraversando».
L’Italia con 27,4 miliardi di euro è il primo beneficiario in Europa del programma SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) lo strumento europeo di sostegno temporaneo (fino al 31 dicembre 2022) pensato per attenuare i rischi di disoccupazione venutisi a creare a causa della pandemia.
Il Consiglio europeo ha già approvato, su proposta della Commissione Ue, un totale di 87,9 miliardi di prestiti a beneficio di 17 Stati membri. L’ l’Italia è il Paese con la quota maggiore, seguita dalla Spagna con 21,3 miliardi. I prestiti aiuteranno gli Stati membri ad affrontare aumenti della spesa pubblica per il mantenimento dell'occupazione, concorrendo a coprire i costi direttamente connessi all'istituzione o all'estensione di regimi nazionali di riduzione dell'orario di lavoro e di altre misure analoghe per i lavoratori autonomi. In Italia aiuteranno, tra l’altro, a coprire misure come la Cassa integrazione per l'emergenza Covid e il bonus stanziato per autonomi e professionisti.
«L’emergenza derivante dalla pandemia ed i cambiamenti di cui necessita il sistema produttivo europeo (penso in particolare alle sollecitazioni di Ursula von der Leyen ad imboccare con decisione la strada di un’economia europea più verde e più digitale) ci impongono di ripensare ed affinare la nostra strumentazione di politica del lavoro - sottolinea il prof. Pietro Antonio Varesi -. Il Fondo SURE non può essere inteso unicamente come strumento finanziario che ci consente di rafforzare la protezione sociale dei lavoratori a rischio di disoccupazione; certamente è anche questo. Esso però ci offre l’opportunità per un utilizzo virtuoso delle sospensioni dal lavoro al fine di innalzare le competenze professionali dei nostri lavoratori e per migliorare la competitività delle imprese. A questo fine si presenta quanto mai interessante il connubio di periodi di sospensione per CIGS o di interventi di rimodulazione dell’orario di lavoro con attività di formazione continua».
«Dobbiamo riconoscere che il nostro Paese non ha alle spalle una robusta tradizione di intreccio tra ammortizzatori sociale e formazione o, più in generale, politiche attive - conclude Varesi - come detto, il Paese ha però la necessità di operare in questa direzione. Come contributo a questo cammino abbiamo progettato, con l’incoraggiamento del Presidente Fadda e la disponibilità di alcune Regioni, una ricerca che, da un lato, offra l’opportunità di avvalersi delle esperienze maturate in altri Paesi e, dall’altro lato, consenta di mettere in evidenza le buone esperienze realizzate in molte regioni italiane. L’obiettivo è quello di identificare i tratti distintivi di un modello che possa essere replicato con successo».
«Nel nostro Paese è in corso un ampio dibattito, tra le forze politiche e tra gli economisti, sull’attivazione del Mes – spiega Fadda – ma mentre questo strumento ad oggi non è stato richiesto da nessuno Stato dell’Unione Europea, il Sure è stato attivato da 17 Paesi e, tra questi, è proprio l’Italia quello che riceverà le maggiori sovvenzioni. Così il Sure, che come il Mes è un prestito a tassi agevolati, si configura come uno strumento utile per affrontare il grave shock occupazionale causato dalla crisi pandemica attraverso un sostegno al reddito dei lavoratori integrato con un rafforzamento delle politiche attive del lavoro e a mantenere la capacità di investimento pubblico nel momento in cui è aumentata in modo esponenziale la spesa per sussidi di disoccupazione e cassa integrazione. La Commissione ha creato un meccanismo nuovo e virtuoso per finanziare il Sure attraverso i “social eurobond”, che hanno avuto un’ottima accoglienza, con la prima tranche da 17 miliardi che ha ricevuto domande di acquisto superiori a 13 volte il valore dell’offerta disponibile. È un segnale di quella “solidarietà europea” che ad oggi può essere la leva con la quale cercare di uscire da una crisi profonda come quella che stiamo attraversando».