Biodiversità e sostenibilità nelle produzioni primarie è il tema scelto non a caso per il Convegno Nazionale della Società di Chimica Agraria in quello che l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato Anno Internazionale della Biodiversità. Grande infatti è il contributo che la ricerca nel campo della chimica agraria può fornire per la salvaguardia della biodiversità: le attività di ricerca dei chimici agrari italiani possono fornire informazioni scientifiche fondamentali per lo sviluppo di un modello produttivo agroalimentare efficace, sostenibile e in grado di conoscere e rispettare le funzioni ecologiche degli agro-eco-sistemi.
Lo ha ricordato nel saluto iniziale al ventottesimo convegno, che si è tenuto il 20 e 21 settembre scorsi, il preside di Agraria Lorenzo Morelli: «Questo appuntamento ha sempre riscosso notevole risonanza in tutte le facoltà di Agraria, poiché è fondamentale occasione di incontro e discussione fra tutti coloro che lavorano nel campo della chimica in Italia, con competenze che vanno dallo studio del terreno agricolo, alla genetica dei microrganismi del suolo; dalla biochimica delle piante alla chimica degli alimenti, alla qualità dell’ambiente e delle acque. Abbiamo il dovere – ha sottolineato il preside - di mettere in contatto le nuove generazioni con gli studiosi, per far conoscere ciò che stiamo indagando; per poterli aggiornare».
In un ricco programma di interventi e confronti, professori di fama nazionale e internazionale hanno tenuto relazioni a invito su biodiversità microbica del suolo, meccanismi della nutrizione della pianta e scienza della Sostenibilità. Tra gli altri il professor Attilio Amerigo Maria Del Re [nella foto in alto], direttore dell’Istituto di Chimica agraria e ambientale della facoltà di Agraria piacentina, che ha illustrato gli sviluppi dell’ottimazione®, una tecnologia che permette di ottenere ricette che realizzano qualunque tipo di prescrizione alimentare e permette di attuare in particolare la dieta mediterranea, realizzando i numerosi benefici che essa promette: una migliore qualità della vita e un minore carico ambientale.
La sera del 20 settembre, presso la sala degli Arazzi del Seminario Alberoni, si è passati dalla teoria alla pratica con il menù della cena sociale composto esclusivamente da piatti ottimati, dagli antipasti ai dolci, dai pisaréi e fasö, la rustisana ad cavàl con polenta e gelati di crema e di pistacchio. La cucina tradizionale italiana, e in modo speciale quella piacentina, è stata il punto di partenza per la progettazione di ricette nuove o modificate, facili da realizzare, di alta qualità gastronomica e dotati di un equilibrio di gusti che soddisfa il palato e che spesso ricorda “i piatti della nonna”. Quando la nonna era una brava cuoca.