“Educare è scommettere e dare al presente la speranza”. È solo uno dei passaggi cruciali del videomessaggio, diffuso giovedì 15 ottobre alla Pontificia Università Lateranense in cui Papa Francesco invita su scala planetaria rappresentanti delle istituzioni e del mondo culturale a sottoscrivere il «Global Compact on Education», un patto educativo globale che ciascuno si impegnerà ad attuare nel proprio ambito e diffondere il più possibile per imprimere una «svolta al modello di sviluppo attuale».
L’Università Cattolica è uno dei quattro atenei a livello mondiale incaricati di dare seguito a questo impegno. «Sono state scelte quattro piste di lavoro» ha detto monsignor Angelo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica della Santa Sede. «La prima relativa alla dignità umana e ai diritti, la seconda area alla pace e alla cittadinanza, la terza all’ecologia integrale, e la quarta alla fraternità e allo sviluppo. E per ognuna di queste quattro aree sono state scelte quattro università che facciano da capofila di una rete di università non solo cattoliche, non solo ecclesiastiche ma anche di altri espressioni culturali e religiose – come buddiste e musulmane che approfondiranno prossimamente questo lavoro di ricerca, di proposta di progetti e di condivisione».
Raccogliendo l’invito di Papa Francesco l’Università Cattolica risponde a questo compito dando vita all’Osservatorio per l’Educazione e la Cooperazione internazionale. Ad annunciare la sua istituzione è stato il rettore Franco Anelli, durante l’incontro promosso a Roma dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica.
Guidato dal professor Domenico Simeone, titolare in Cattolica anche della cattedra UNESCO sull’«educazione per lo sviluppo integrale dell’uomo e per lo sviluppo solidale dei popoli», «sarà uno strumento per dialogare con le altre università che sono coinvolte in questo progetto», ha affermato il rettore Anelli. In questo modo va ad aggiungersi all’attività di altre strutture della Cattolica (Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale, Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa, Alta Scuola per l’Ambiente) che da tempo, attraverso uno «sforzo multidisciplinare», si occupano di temi educativi in linea con quanto auspicato dalla Laudato si’, che invita a collaborare per custodire la «nostra casa comune».
«Si tratta di centri peculiari in cui confluiscono competenze di docenti afferenti a diverse facoltà e dipartimenti che cercano di strutturare attività di ricerca o di terza missione che abbiano una connotazione pluridimensionale e una capacità di intercettare la complessità del reale che, come sappiamo bene, fatica a ordinarsi secondo i criteri dei settori scientifici», ha osservato il rettore Anelli. Tutto ciò nell’ottica di «un approccio secondo “universitas”, per una cultura diffusa che significa approccio consapevole alla cittadinanza e recupero della dimensione di carattere generale culturale e globale che appartiene alla origine delle università stesse».
Secondo recenti stime UNESCO, ancora prima della pandemia Covid-19, circa il 17% dei bambini, adolescenti e giovani di tutto il mondo era completamente escluso dall’istruzione. Tuttavia le opportunità educative continuano a essere distribuite in modo diseguale nel mondo.
L’Osservatorio per l’educazione e la cooperazione internazionale si propone di favorire la collaborazione tra università, centri di ricerca e organismi internazionali per promuovere studi, ricerche, attività formative e pubblicazioni sull’educazione e la cooperazione internazionale, sviluppando nuovi strumenti di analisi e di indagine che consentano la fondazione di una pedagogia della cooperazione internazionale basata sull’etica della responsabilità e sul principio di solidarietà, alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa.
«L’idea è far sì che possa essere un punto di riferimento a livello globale e possa promuovere processi di cooperazione internazionale a favore dell’educazione in tutto il mondo, occupandosi di quello che è l’Obiettivo 4 dell’Agenda 20/30 dell’Onu che indica un’educazione di qualità per tutti come l’obiettivo finale da raggiungere», ha detto Domenico Simeone, docente di Pedagogia generale all’Università Cattolica. «Per fare questo è necessario anche in questo campo promuovere la ricerca, favorire il dialogo e il confronto dove l’idea non è tanto quella che ci sia una comunicazione unidirezionale ma piuttosto che nasca un dialogo, un incontro, un confronto dove da Paesi diversi si possano confrontare anche prospettive pedagogiche diverse che nascono da contesti culturali diversi. Il Papa lo dice molto bene: Dobbiamo stare attenti a una sorta di colonizzazione culturale. Quello che invece può arricchire tutti è davvero lo scambio reciproco».
Secondo il vescovo monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, tra i relatori al webinar organizzato dall’Ateneo nella stessa giornata della diffusione del videomessaggio del Santo Padre sul Global Compact on Education, «il Patto educativo globale intende affrontare le grandi sfide dei nostri tempi: da quelle ambientali a quelle di povertà, di miseria, di emarginazione». Quindi a fronte di tutto questo «si possono fare dei passi avanti solo se c’è un impegno globale, condiviso dal punto di vista dell’educazione». Un impegno, ha aggiunto monsignor Giuliodori, che vede «in prima linea» l’Università Cattolica per la «costante attenzione agli insegnamenti del pontefice, al lavoro della Congregazione per l’Educazione cattolica, e anche per il lavoro quotidiano che fa anche sul fronte educativo con le nuove generazioni».