di Claudio Giuliodori *
L’attesa è stata intensa e coinvolgente. La sorpresa non meno grande. Il soffio dello Spirito Santo ha guidato i Cardinali riuniti in Conclave e mercoledì 13 marzo, alla quinta votazione, il cardinale Jorge Mario Bergoglio è stato eletto nuovo pontefice. Il successore di Pietro, in questi primi giorni ci ha già offerto importanti motivi di riflessione e ha inviato segnali importanti alla Chiesa e al mondo intero, suscitando l’interesse di credenti e non.
È stato chiamato dai confini più lontani per portare le periferie della storia al cuore della cristianità. Ha scelto, con grande sorpresa di tutti, il nome Francesco, sottolineando così il desiderio di una Chiesa ricondotta all’essenziale, capace di farsi povera e di essere a servizio dei poveri. Ha impresso uno stile di semplicità, andando incontro a tutti con grande giovialità e affabilità.
Uno stile molto personale e certamente nuovo, ma non riducibile agli elementi esteriori. I suoi primi discorsi hanno già inciso profondamente nella coscienza di tanti e hanno catalizzato l’attenzione dei media ben oltre la cronaca di un grande evento. Hanno lasciato il segno le parole sulla centralità della croce dette ai Cardinali nel primo discorso e il successivo invito a non scoraggiarsi.
Hanno scosso il mondo le parole sul perdono pronunciate all’Angelus del 17 marzo a partire da un aneddoto della sua vita. «Lui mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai! Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo a essere misericordiosi con tutti».
Non meno forti e incisive sono state le espressioni con cui ha voluto segnare l’inizio del ministero petrino alla luce della figura di San Giuseppe di cui ci ha indicato la “grande tenerezza” «che non è la virtù del debole - ha affermato -, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza». Parole semplici e nello stesso tempo forti, che arrivano dritte al cuore scuotendo il torpore e l’indifferenza in cui spesso cadiamo.
Ringraziamo Dio per il dono del nuovo pontefice Francesco, ma prepariamoci a seguirlo sulla via della vera conversione perché certamente con le sue parole e la sua testimonianza saprà guidarci a un profondo rinnovamento della Chiesa e dell’umanità, ma a condizione che siamo davvero disposti a radicare la nostra vita sempre più in Gesù Cristo.
* Vescovo, Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore