L’Anfitrione di Plauto, l’Apologia di Socrate di Platone e le Rane di Aristofane (nel video qui sopra): sono gli spettacoli, prodotti dal circolo virtuoso che collega Laboratorio di Drammaturgia antica e Corso di alta formazione Teatro antico in scena dell’Università Cattolica del Sacro Cuore all’Associazione Kerkís. Teatro antico in scena, che hanno aperto all’inizio di agosto la diciottesima edizione del Festival VeliaTeatro, “Rassegna sull’espressione tragica e comica del teatro antico”, all’interno dello straordinario spazio del Parco Archeologico di Elea-Velia ad Ascea (Sa), patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
Il pubblico del Festival ha apprezzato e acclamato gli spettacoli e i giovani ma esperti attori. L’apertura è stata affidata ad Anfitrione di Plauto (nella foto e nella gallery sotto un un momento della messa in scena), una «tragicommedia» che tocca gli scottanti temi della perdita dell’identità e dell’adulterio, con un’avventurosa trama che racconta il mito della nascita di Eracle. La sceneggiatura, molto fedele all’originale latino, è stata riproposta in una nuova e originale traduzione, capace di rendere la vis comica plautina. La regia è di Christian Poggioni, la direzione drammaturgica di Elisabetta Matelli; la musicalità dei cantica propri della commedia plautina è stata interpretata dall’accompagnamento musicale, creato ad hoc ed eseguito dal vivo da Adriano Sangineto.
Il gioco degli equivoci e dei doppi è stato reso possibile dalla ricostruzione di maschere in pelle, ideate e create da Alessandra Faienza. Nella sua introduzione, la professoressa Matelli ha ricordato come, nella vicina Paestum attorno al 350-340 a.C., Asteas avesse dipinto su un suggestivo cratere a forma di campana, a figure rosse su fondo nero, una scena sicuramente tratta da una rappresentazione fliacica in quella zona Magno-Greca che offriva parodie di tragedie greche, nella quale Zeus, con una scala, assistito da Hermes, tenta di raggiungere Alcmena, affacciata a una finestra: una scena che ritroviamo, tale e quale, almeno centocinquant’anni dopo, anche nella commedia latina di Plauto.
Per il secondo appuntamento, è stato Christian Poggioni stesso a interpretare uno dei processi più famosi dell’antichità, l’Apologia di Socrate di Platone, dopo un’introduzione al dialogo di Franco Ferrari, docente di Storia della filosofia antica all’Università di Salerno.
La terza rappresentazione è stata Rane di Aristofane, con Dioniso protagonista di uno strabiliante viaggio nell’Ade, pieno di mostri e ospiti ostili, compiuto per riportare in vita un poeta che sappia contrastare con il vero teatro la decadenza politica e morale della città. Con la stessa regia, direzione scientifica e musicale, il dramma si avvale di altre preziose collaborazioni: Andrea Cavarra di Zorba Officine Creative, mascheraio insieme ad Alessandra Faienza; la Scuola di Scenografia dell’Accademia delle Belle Arti di Brera diretta da Davide Petullà, con l’adattamento di scenografie e costumi da parte di Dino Serra.
Le due commedie sono state presentate dall’intervento di Elisabetta Matelli che, oltre a dare chiarimenti su trama e significati nascosti, ha presentato al pubblico l’Associazione Kerkís. Teatro antico in scena e la sua feconda connessione con l’Università Cattolica. Gli spettacoli presentati a Velia sono il frutto benefico di questa cooperazione, tramite la formazione proposta dall’Ateneo con Laboratorio di drammaturgia antica e Corso di alta formazione Teatro antico in scena dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che, nella nuova edizione 2016, proporrà lo studio dell’Alcesti di Euripide.
Kerkís nasce anzitutto da qui, dalla volontà di coltivare una seria ricerca scientifica intorno al teatro antico e di educare giovani attori consapevoli che non smettano mai di porsi domande sul testo, sulla sua interpretazione e fruibilità. Riproporre al pubblico odierno tragedie e commedie di oltre duemila anni fa: l’Associazione raccoglie la sfida, combinando approfondimento letterario e filologico e studio drammaturgico dei testi antichi con i sottili aspetti tecnici dell’arte della recitazione; insistendo non di meno sullo studio della resa musicale, importantissima nel mondo greco e latino e che oggi richiede una capacità di “traduzione” non meno complessa di quella dei testi. Tutto senza mai fermare la capacità di progredire e reinventarsi, per una resa sulla scena contemporanea capace di restituire un senso meno lontano possibile dall’originale.
Convinzioni condivise in pieno da VeliaTeatro, in una comunione di obiettivi in merito al compito di tenere viva la memoria e la bellezza dei grandi classici del mondo greco e latino, con una conseguente rivalutazione territoriale delle preziose zone che di tale antichità furono la culla e nelle quali si conservano ancora memorie archeologiche.