Ricercatori dell’Università Cattolica–Policlinico A. Gemelli di Roma, insieme a scienziati coreani, hanno iniziato la caccia alle molecole anti-obesità. Si tratta di individuare dei sensori molecolari che inducono le cellule adipose a non accumulare grasso in eccesso ma a bruciarlo e che stimolano il senso di sazietà. L’iniziativa fa parte degli studi nell’ambito del Progetto di grande rilevanza del ministero degli Affari Esteri in collaborazione con l'Asan Medical Center di Seul, Corea del Sud.
Il progetto, intitolato “Crtc3 e p66shcA come nuovi sensori dei nutrienti coinvolti nella genesi della obesità e del diabete di tipo II”, durerà in tutto tre anni, e sarà coordinato per la parte italiana da Giovambattista Pani dell’Istituto di Patologia generale dell’Università Cattolica. Il partner coreano, con alle spalle anni di ricerca negli Stati Uniti (The Salk Institute) e prestigiose pubblicazioni su riviste come Nature e PNAS, si chiama Youngsup Song, lavora attualmente presso l'Asan Medical Center e la Ulsan University School of Medicine e sarà entro l’anno ospite dell’Università Cattolica.
La ricerca prende le mosse dalla scoperta, rispettivamente del gruppo di Pani e del coreano Song, che due molecole, p66 (1,2) e Crtc3 (3), veicolano alle cellule adipose un segnale di “sazietà”, predisponendole all’accumulo di grasso e impedendo la sua combustione. Viceversa, quando le due molecole non ci sono, le cellule adipose percepiscono una condizione di “digiuno” e avviano la combustione dei grassi accumulati nell’organismo.
I ricercatori italiani e coreani stanno cercando di capire in che modo lavorano p66 e Crtc3, se sono inserite in un “ingranaggio molecolare” comune, come sembrerebbe essere suggerito da interessanti osservazioni preliminari, o se invece hanno due funzioni simili ma indipendenti.
«Questo progetto è volto alla ricerca di un modo per ingannare le cellule adipose - spiega il dottor Pani - facendo credere loro che l’organismo è a digiuno e ha quindi bisogno di una fonte energetica dall’interno». Quindi il messaggio ai depositi cellulari di grasso è che non c’è niente da accumulare, e che è ora di iniziare a smaltire il grasso depositato in eccesso. In pratica, per esempio, bloccando Crtc3 si mima l’azione del digiuno sul grasso, senza coinvolgere gli altri tessuti. «È evidente – conclude il dottor Pani - che il ‘circuito antigrasso’di cui siamo alla ricerca potrebbe divenire un bersaglio importante per farmaci contro l’obesità patologica e contro le sue conseguenze nefaste per la salute».