«Si intravedono i germogli di un cambiamento di regime e il declino dell’austerità come dottrina accettata e santificata, almeno fuori dalla Germania e dal “blocco tedesco”. Tuttavia quella dottrina non è morta. Eppure è ormai evidente che dalla crisi non si esce in modo vigoroso solo con il Quantitative easing (Qe) e le riforme strutturali». È uno dei passaggi chiave dell’edizione 1/2015 dell’Osservatorio monetario - il rapporto quadrimestrale sulla congiuntura economica nazionale e internazionale curato dal Laboratorio di analisi monetaria in collaborazione con l’Associazione per lo sviluppo degli studi di banca e borsa (Assbb) – presentato il 30 marzo in Università Cattolica.
«Come ha detto il presidente della Bce Mario Draghi a Jackson Hole – si legge ancora nel rapporto - il sentiero di una ripresa soddisfacente verrà imboccato solo se si realizzerà un coordinamento fiscale e monetario nell’Eurozona e se lo stimolo fiscale necessario verrà coordinato tra i vari paesi attraverso Bruxelles».
Fra i temi approfonditi dall’Osservatorio monetario 1/2015, l’opportunità di modificare alcune regole fiscali all’interno dell’Eurozona, al fine di porre limite a un’austerità che oltre a essere prociclica risulta del tutto inutile, come pure la valutazione dell’andamento del credito – durante il periodo 2006-2013 – da parte di 96 delle 130 banche sottoposte alla recente Asset Quality Review.
A ciò si aggiunge anche un’analisi dell’impatto che una politica di easing monetario potrebbe avere sul comparto delle imprese europee. «Data la notevole differenziazione esistente tra le imprese dei principali paesi dell’Eurozona (relativamente alla loro struttura economica, patrimoniale e finanziaria) – si legge nell’introduzione dell’Osservatorio Monetario – è assai probabile che la politica espansiva potrebbe avere impatti eterogenei nell’area dell’euro. In particolare esiste un marcato divario tra le aziende dei Piigs, decisamente deboli sia sotto il profilo economico che patrimoniale-finanziario, e gli altri paesi, nei quali paiono anche più evidenti i segnali di ripresa».
Alla presentazione del rapporto sono intervenuti Andrea Boitani, dell’Università Cattolica, Laura Nieri, dell’Università degli Studi di Genova, e Giovanni Verga, dell’Università degli Studi di Parma. Ha moderato il dibattito Marco Lossani, direttore del Laboratorio di analisi monetaria.