«Uno degli aspetti più interessanti dello scrivere è l'indefinito periodo di tempo che l’autore impiegherà per terminare la sua opera». Lo scrittore argentino Alan Pauls è «una delle figure più interessanti nel panorama della scrittura contemporanea», lo definisce la professoressa Michela Craveri.
Ad ascoltare il suo rapporto con la scrittura, in un’affollatissima aula Pio XI, lo scorso 13 marzo, tantissimi studenti nell’ambito del ciclo Parole contemporanee/Palabras contemporáneas, promosso dal Dipartimento di Scienze linguistiche e dalla cattedra di Lingua e letteratura spagnola, presieduta dal professor Dante Liano, in collaborazione con l’Istituto Cervantes di Milano.
Nato a Colegiales, quartiere di Buenos Aires, il 22 aprile 1959, Pauls ha iniziato la sua carriera da scrittore nel mondo del giornalismo, fondando la rivista Lecturas Críticasprima. Nel 2003, grazie a Il passato, ha ottenuto il prestigioso riconoscimento Herralde dall'editore Anagrama di Barcellona.
Ambientato in Argentina durante la dittatura militare, Il passato è un romanzo d’amore centrato sul legame tra Sofia e Rimini: un filo che li congiunge e non si spezza allo “spezzarsi” della relazione. «I protagonisti, anche se giovanissimi, riescono a incarnare un amore totale quasi eterno, un’esperienza amorosa assoluta».
Un lavoro che ha coinvolto completamente lo scrittore: «Ho passato 5 anni per concludere questo romanzo» racconta. «Mi sono totalmente immedesimato in quest'opera: mi sembrava di viverci all’interno, di viverne gli amori e le avventure».
Secondo il romanziere, non c’è quasi mai una vera e propria separazione tra il mondo letterario-immaginario e la realtà. «Non esiste un momento dove sono solamente lo scrittore Alan Pauls o l'individuo Alan Pauls, sono sempre costantemente entrambi». E confida di non riuscire a scindere le due anime anche nell'intimità della stesura di un diario. Il suo, che nessuno leggerà, è pervaso dalla letteratura.
Perché è così per ogni cosa. «La letteratura è già dentro ciò che vedo, non sono cose distinte, perché la cornice del reale è fatta di materiale letterario pronto per essere messo nero su bianco». Proprio come sostenevano i grandi scultori del passato: in ogni blocco di pietra c’è una statua, che bisogna solo tirare fuori.
Un ideale che Alan Pauls applica alla narrativa: «Il mio sogno è riuscire a tradurre un’idea in un concetto comprensibile per ogni persona e per ogni lingua, e racchiudere un romanzo di 250 pagine in una sola, iconica frase».