Il segno delle chiese vuoteDopo Il potere della speranza di mons. Tolentino Mendonça, la casa editrice Vita e Pensiero mette a disposizione un nuovo ebook gratuito scritto per questo tempo, un invito a un nuovo cristianesimo: Il segno delle chiese vuote del praghese Tomáš Halík. Ordinato clandestinamente prete durante il regime comunista, Halík ha ricevuto numerosi premi per il suo impegno a favore del dialogo interreligioso, dei diritti umani, della libertà spirituale, tra cui nel 2014 il prestigioso Templeton Prize, il "Nobel" per la religione. Oggi insegna filosofia e sociologia della religione all’Università Carlo di Praga. Di seguito una breve anteprima tratta dal libro che potete scaricare gratuitamente sul sito www.vitaepensiero.it. 

di Tomáš Halík

L’anno scorso, prima di Pasqua, la cattedrale di Notre-Dame a Parigi è andata in fiamme; quest’anno, in Quaresima, in centinaia di migliaia di chiese di diversi continenti, nonché in sinagoghe e moschee, non si svolgono funzioni. 

Da sacerdote e teologo rifletto su queste chiese vuote o chiuse come se fossero un segno e una sfida provenienti da Dio. Comprendere il linguaggio di Dio negli eventi del nostro mondo richiede l’arte del discernimento spirituale, che a sua volta esige un distacco contemplativo dalle nostre emozioni e dai nostri pregiudizi sempre più forti, oltre che dalle proiezioni delle nostre paure e dei nostri desideri. Nei momenti di calamità gli ‘agenti dormienti’ di un Dio malvagio e vendicativo diffondono la paura e ne fanno un capitale religioso per i propri fini. La loro visione di Dio è acqua per il mulino dell’ateismo da secoli. Ma io non vedo Dio, in un momento di calamità, come un regista irascibile, comodamente seduto dietro le quinte mentre gli eventi del nostro mondo precipitano, bensì come una fonte di forza operante in coloro che in tali situazioni danno prova di solidarietà e di un amore capace di sacrificio, compresi coloro, ebbene sì, le cui azioni non hanno una ‘motivazione religiosa’. Dio è amore umile e discreto. 

Non posso però fare a meno di chiedermi se questo tempo di chiese vuote e chiuse non rappresenti una sorta di monito per ciò che potrebbe accadere in un futuro non molto lontano: fra pochi anni esse potrebbero apparire così in gran parte del nostro mondo. Non ne siamo già stati avvertiti più e più volte da quanto è avvenuto in molti Paesi, dove sempre più chiese, monasteri e seminari si sono svuotati o hanno chiuso? […]

Forse dovremmo accettare l’attuale astinenza dai servizi religiosi e dalle attività della Chiesa come kairós, come un’opportunità per fermarsi e impegnarsi in una approfondita riflessione davanti a Dio e con Dio. Sono convinto che sia giunto il momento di riflettere su come continuare il cammino di riforma necessario secondo papa Francesco: non tentare di tornare a un mondo che non esiste più e neanche affidarsi a mere riforme strutturali esteriori, ma andare al cuore del Vangelo, compiere un viaggio nel profondo.

Non vedo come un rimedio veloce sotto forma di artificiali surrogati, quale ad esempio la trasmissione delle messe in televisione, possa essere una buona soluzione in questo momento in cui il culto pubblico è sospeso. Un passaggio alla ‘devozione virtuale’, alla ‘comunione da remoto’ in ginocchio davanti a uno schermo è qualcosa di veramente bizzarro. Forse dovremmo invece mettere alla prova la verità delle parole di Gesù: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». […]

Sono convinto che le nostre comunità cristiane – parrocchie, congregazioni, movimenti ecclesiali e comunità monastiche – dovrebbero cercare di avvicinarsi all’ideale che diede origine alle università europee: una comunità di allievi e maestri, una scuola di saggezza in cui la verità viene cercata attraverso la libera discussione e anche la profonda contemplazione. Quelle isole di spiritualità e dialogo potrebbero essere la fonte di una forza capace di guarire un mondo malato. Il giorno prima dell’elezione a papa, il cardinale Bergoglio citò un passo dell’Apocalisse in cui Gesù sta alla porta e bussa. E aggiunse: oggi Cristo sta bussando da dentro la Chiesa e vuole uscire. Forse è quello che ha appena fatto.