Le nuove generazioni sono al centro dell’attenzione del Ministero per le Pari opportunità e la Famiglia che ha istituito un gruppo di lavoro coordinato da Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica e coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo

E proprio oggi l’Osservatorio Giovani ha reso pubblica un’indagine condotta da Ipsos in partnership con il Ministero della famiglia tra la fine di marzo e l’inizio di aprile 2020 che ha interessato un campione rappresentativo di giovani di età compresa fra i 18 e i 34 anni: 2.000 in Italia e 1.000 in ciascuno degli altri grandi Paesi europei, in particolare Germania, Francia, Spagna e Regno Unito. Il quadro che emerge è di grande incertezza a causa dell’emergenza sanitaria e delle sue ricadute. In modo particolare a sentirsi limitati nella realizzazione dei progetti di vita sono i giovani italiani, ancor più che i coetanei europei. 

I dati dell’indagine e il gruppo di lavoro istituito dal Ministero per le Pari opportunità e la Famiglia saranno presentati durante un webinar, organizzato dall’Istituto Toniolo, dallo stesso Ministero e dall’Università Cattolica, martedì 28 aprile dalle ore 12 alle ore 13 che sarà in diretta su facebook e sul canale youtube dell'ateneo. Dopo i saluti iniziali del rettore dell’Ateneo Franco Anelli sono previsti la presentazione dei dati a cura di Alessandro Rosina e gli interventi di Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale per gli studi e la valorizzazione tematica nell’area delle statistiche sociali e demografiche ISTAT, e Corrado Bonifazi, demografo e dirigente di ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto di Ricerche sulla popolazione e le politiche sociali. Concluderà il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti.

L’evento verrà ospitato sui canali social degli enti organizzatori indicato sul sito www.osservatoriogiovani.it.  

Dall’indagine emerge che oltre il 60% degli intervistati italiani ritiene che l’emergenza sanitaria avrà conseguenze negative sui propri piani per il futuro, seguiti a breve distanza dai giovani spagnoli. Meno preoccupati sembrano essere, invece, francesi e tedeschi (a percepire tale rischio sono rispettivamente il 46% e il 42%).

In particolare, sono proprio i giovani del nostro Paese coloro che più di tutti gli altri coetanei europei hanno abbandonato - e non semplicemente posticipato e ricalendarizzato - i propri progetti di vita, almeno nel breve termine. In particolare, per quanto riguarda l’intenzione di andare a convivere, sposarsi e avere figli, lo scarto arriva oltre i 20 punti percentuali con i giovani tedeschi, i più ottimisti nella possibilità di lasciare pressoché immutati - o solo posticipati i propri piani.

Tra chi, ad inizio 2020, prendeva in considerazione la possibilità di concepire un figlio entro l’anno, ad aver messo da parte (momentaneamente ma a tempo indeterminato) tale intenzione è il 36,5% degli italiani, contro il 14,2% dei tedeschi (il 29,2% degli spagnoli, il 19,2% dei britannici e il 17,3% percento dei francesi).

Più in dettaglio, tra gli under 35 italiani, l’abbandono di tale scelta riguarda più della metà dei lavoratori autonomi e a progetto (52,3%), contro il 26,8% dei lavoratori in condizione più stabile (con reddito più continuo). Sempre in relazione alla decisione di procreare, la quota di coloro che pospongono tale decisione è pressoché pari fra le varie categorie di lavoratori, mentre decisamente maggiore è la quota di coloro che, comunque, proseguono nell’intenzione di avere un figlio nel corso del 2020 fra i lavoratori più stabili (34,1%) rispetto agli altri (10,8%).

Rilevante è anche il genere rispetto alla condizione di vulnerabilità. Le donne, infatti, vedono tendenzialmente più a rischio i propri progetti di vita rispetto agli uomini. In Italia il 67% delle donne contro il 55% degli uomini ritiene che i propri progetti di vita siano a rischio. Il divario di genere è minore negli altri Paesi europei considerati nell’indagine, ed in particolare in Francia, dove il divario è quasi nullo (attorno al 45%).

«Dai dati dell’indagine emerge l’evidenza di un impatto potenzialmente molto negativo sulla possibilità delle nuove generazioni di realizzare obiettivi desiderati di vita, con alto rischio di trasformarsi non solo in ulteriore rinvio (che si somma a rinvio precedente), ma in rinuncia - spiega Alessandro Rosina -; le conseguenze possono essere particolarmente penalizzanti per chi ha superato i 30 anni, coloro cioè che già hanno subito gli effetti della recessione precedente e si trovano con situazione occupazionale ancora incerta. 

È necessario un attento monitoraggio della condizione delle nuove generazioni e dell’evoluzione del sistema di rischi e opportunità all’interno del quale producono le loro scelte. Solo così è possibile fornire il supporto conoscitivo necessario per politiche mirate che consentano di far ripartire il Paese con un ruolo attivo delle nuove generazioni e la loro irrinunciabile spinta di vitalità. Tutto ciò in un contesto demografico (ed economico) dove già prima del lockdown la natalità italiana era già tra le peggiori in Europa e in continua diminuzione anche a causa delle difficoltà oggettive che i giovani riscontravano nel mondo del lavoro e in un Paese con il record di Neet in Europa (gli under 35 che non studiano e non lavorano) e con più tardiva età delle madri alla nascita del primo figlio (oltre i 32 anni)».

«I dati che emergono dalla ricerca - spiega Elena Bonetti - evidenziano un sentimento di forte preoccupazione a cui la politica e le Istituzioni devono dare una risposta che si traduca innanzitutto nella restituzione di speranza e fiducia per le nuove generazioni. Per questo ho inteso, nell’immediato, istituire un gruppo di lavoro, coordinato dal prof. Alessandro Rosina, con il compito di monitorare e valutare l’impatto della crisi sanitaria ed epidemiologica attualmente in corso sulla demografia del Paese, con specifico riguardo alle conseguenze sui processi di transizione alla vita adulta, sulla realizzazione dei progetti di vita da parte dei giovani e sulla condizione di benessere delle famiglie con minori. L’emergenza che stiamo vivendo ha provocato un momento di spaesamento ed è fondamentale riuscire a mettere in campo tutte le azioni necessarie per far sì che questa fase di transizione e di cambiamento per ciascuno diventi un’opportunità, in particolare per i nostri giovani che, mai come ora, hanno bisogno di garanzie e progettualità per potersi declinare al futuro. È quello che faremo attraverso il Family Act, il piano con cui portiamo nelle politiche familiari una stabilità troppo a lungo attesa».