L’Alta scuola per l’ambiente ha inaugurato la sesta edizione del master di secondo livello Sviluppo umano e ambiente. Governance, processi formativi, conoscenza scientifica con il seminario Sviluppo, per che cosa? Governance dell’ambiente, sfide per la fraternità.
Riprende le parole di Papa Francesco il direttore Asa Pierluigi Malavasi nel discorso di apertura: «Solo procedendo in maniera coerente con la natura scientifica dell’economia e con le norme proprie dell’etica sarà possibile avvicinarsi simultaneamente agli obiettivi di efficacia e di giustizia, di produttività e equità, di competitività e di solidarietà, per uno sviluppo integrale delle forme di organizzazione sociale e di convivenza umana».
Questa la sfida che anche il teologo della Facoltà teologica del’Italia settentrionale don Angelo Maffeis, direttore dell’istituto Paolo VI, riprende durante la tavola rotonda che ha coinvolto anche tre docenti della Cattolica: Ermanno Paccagnini, Enrico Maria Tacchi e Roberto Zoboli.
Non c’è vero sviluppo senza visione etica. Sviluppo per cosa? Ma soprattutto per chi? Luigi Morgano, direttore di sede, introducendo il dibattito, ha sottolineato la necessità di sostenere un nuovo modello di sviluppo, che coniughi crescita economica, qualità della vita, capacità delle risorse naturali di riprodursi. È il cosiddetto sviluppo sostenibile, umano e ambientale, in grado di soddisfare le esigenze della popolazione attuale senza pregiudicare le risorse per quelle a venire.
Michele Bonetti, presidente della Fondazione Giuseppe Tovini, ha ricordato l’impegno della fondazione a favore della Cooperazione internazionale per lo sviluppo, l’integrazione e l’intercultura basata su tre principi: non c’è sostenibilità senza educazione; l’eco-cittadinanza consapevole; la difesa dei diritti umani. Roberto Zoboli ha sottolineato che la concentrazione della ricchezza è in aumento; la distribuzione del reddito nel mondo è sempre più iniqua. Che le emissioni di gas serra si sono abbassate in Europa, ma che sono in aumento dove si è spostata la produzione di beni di consumo. Ha anche aggiunto che più ricchezza non ha portato a un aumento della soddisfazione dei cittadini e a una maggior felicità.