«Uomini bianchi andate negli sperduti villaggi della mia terra e documentate le parole dei cantastorie, dei vecchi, di tutti i depositari di un antico sapere umano, perché quando essi moriranno sarà come se, per voi uomini bianchi, bruciassero tutte le biblioteche». Parole pronunciate da un famoso poeta e politico africano, Léopold Sédar Senghor, già presidente del Senegal, che fanno riflettere soprattutto se evocate come un monito da chi, per anni, ha respirato e vissuto l’Africa come Angelo Castiglioni.
Insieme al fratello Alfredo, Angelo ha dedicato la propria vita allo studio antropologico, etnologico e archeologico delle tribù africane. Una storia raccolta nel volume edito da Educatt Hai mai visto quest’Africa? – Grandi orizzonti, riti, corpi dipinti, arte, presentato l’11 ottobre nella cripta aula magna dell’Università Cattolica a Milano.
Il volume, a metà tra il trattato antropologico e il reportage fotografico, è l’omaggio dei fratelli Castiglioni e della professoressa Giovanna Salvioni a un immenso patrimonio raccolto in quasi 60 anni di spedizioni attraverso il continente nero.
Il racconto dei rituali arcaici, primordiali, vissuti e raccontati con immagini e parole che sfidano i pregiudizi occidentali per riportare dignità e valore a un’umanità – come sottolinea Giovanna Salvioni, docente di Antropologia dell’Università Cattolica – «[…] che si porta dietro un passato da conservare, un’umanità che va preservata dagli stereotipi e dai dibattiti per ricordare che sono prima di tutto persone». Popolazioni cosiddette primitive, forse tecnologicamente arretrate ma non per questo inferiori, che mantengono una scala di valori che noi forse abbiamo perduto.
Al dibattito è intervenuta anche Serena Massa, docente di Archeologia dell’Ateneo, che collabora con il Museo Castiglioni di Varese e avvalora la tesi secondo cui documentare e vivere le tradizioni di questi popoli sia fondamentale per recuperare il vero senso della parola “cultura”: non erudizione, bensì un approccio conservativo delle epoche passate.
Ospite dell’evento anche Marco Castiglioni, presidente dell’Associazione “Conoscere Varese” e coordinatore delle attività del Museo Castiglioni di Varese che ricorda, unitamente alla proiezione di un breve filmato dedicato alle tribù dell’Africa orientale e alla loro body art, come il lavoro meticoloso di ricerca e conservazione di reperti e monili a opera dei fratelli Castiglioni sia stato poi espresso nella sua forma più completa in quello che è oggi il Museo Castiglioni di Varese, che raccoglie oggetti e riproduzioni di un’Africa in cui «il tempo non ha valore» e per questo risulta essere ancora più preziosa.