Kurdistan, campo profughi “Ankawa 2”, seconda missione. Sabato 14 novembre, mentre l’Europa guardava attonita le immagini della strage di Parigi, due psicologhe della Cattolica e uno studente di Scienze motorie dell’ateneo, associato del Csi, partivano per il Medioriente, l’area del mondo in fiamme da parte la spirale di morte che ha toccato il cuore dell’Europa.
Il progetto “Emergenza Kurdistan” è partito diversi mesi fa con la Focsiv alle porte di Erbil dove da oltre tre anni sono rifugiati circa 6.000 profughi.
Questi dieci giorni di missione, diretta dalla professoressa Cristina Castelli, direttrice dell’Unità di ricerca sulla resilienza dell’Università Cattolica, costituiscono il primo modulo di formazione di operatori locali che dovranno lavorare con i bambini (dall’età della scuola materna a quelli più grandi tra i 6 e i 12 anni) e con gli adulti per avviare le attività che verranno poi continuate nei prossimi mesi e che verranno seguite dall’Università con un monitoraggio a distanza attraverso schede di valutazione compilate dai formatori. Tutte le attività, affiancate da due traduttori in inglese e in arabo che faciliteranno la comunicazione, sono anche facilitate dalla guida “Tutori di resilienza” disponibile anche in lingua araba.
Nel campo di Ankawa 2 lavorano Veronica, diplomata al master in Relazioni d’aiuto in contesti di emergenza nazionale e internazionale, e Alessandra, neo laureata magistrale in Psicologia dello sviluppo: «Siamo qui da soli tre giorni e ci sembra ormai una vita» raccontano. «Ci troviamo a Erbil, nel quartiere cristiano di Ankawa, per lavorare in “Ankawa 2”, il più grande dei numerosi campi di sfollati che popolano la città. Delle circa 6.000 persone, 1.200 sono famiglie che vivono ciascuna in un piccolo container come casa. Tutto ormai fa pensare a una piccola città, strade, piccoli negozi (verdura, carne, frutta, abiti, materiale domestico…), un ospedale, una scuola e una chiesa. Ci sono poi un asilo e due campi sportivi, messi a disposizione da Focsiv, in cui svolgiamo le nostre attività con 35 social workers (operatori sociali, animatori e insegnanti) e con più di 120 bambini al giorno».
Alessandra e Veronica spiegano in cosa consiste la loro attività: «Insieme ai nostri amici del Centro Sportivo Italiano (il presidente Csi Massimo Achini con Valentina Piazza, ed Emanuele Villa in qualità di formatore degli allenatori di calcio e pallavolo) collaboriamo ogni giorno per promuovere resilienza attraverso attività creativo-espressive e sportive, dando l’opportunità agli operatori e ai bambini di mettersi in gioco imparando una nuova modalità per crescere e divertirsi insieme. In questi giorni abbiamo avuto anche l’occasione di conoscere altre realtà, come il campo di sfollati di Ashti, dove Padre Jalal lavora ogni giorno, e l’Academy dell'Erbil Calcio allenata da un italiano che ci ha accolti permettendoci di seguire un allenamento».
Non manca, tra le attività, un segno di gioia: «Stiamo organizzando una grande festa per martedì 24 novembre, ultimo giorno di formazione e di attività, alla quale sono invitati tutti coloro che hanno vissuto queste giornate con noi (600 bambini, 35 social workers, le autorità del campo e gli amici di Focsiv)». Un segno di speranza in mezzo a tanto orrore.