La dimensione quotidiana, quella fatta di gesti, di attese, di consuetudini, quella spesso esclusa dagli studi accademici perché considerata poco interessante, dice, in verità, moltissimo di noi. Il sociologo francese Marc Augé e il collega italiano Giovanni Gasparini hanno dato vita a un variegato dibattito su questo fenomeno che ci sfugge proprio perché costantemente sotto i nostri occhi.
Le esperienze di studio offerte dai due relatori sono di matrice diversa: Augé si avvale di un approccio etnologico, maturato in diversi lavori ambientati in Africa. Gasparini segue l’approccio sociologico applicato alle società industrializzate. Nonostante le differenze di background entrambi si sono concentrati, a un certo punto della rispettiva carriera, sull'importanza del quotidiano. E in particolare: su com'è cambiato il nostro modo di viverlo negli ultimi anni.
Per Augé nei grandi mutamenti che abbiamo conosciuto la tecnologia è, ovviamente, fondamentale. Ne facciamo un uso quotidiano, ne siamo dipendenti, eppure dovremmo osservare anche tutti quei comportamenti che mettiamo in atto per isolarci e opporvi resistenza. La nostra epoca vive nella nitida percezione del pianeta nella sua grandezza e nella sua varietà, e non siamo più soli - afferma lo studioso francese - bensì connessi e uguali nel nostro essere tali. Un tempo il mondo poteva essere rappresentato simbolicamente dalla dea Vesta, protettrice del focolare domestico; oggi, invece, il mondo è come il messaggero Mercurio, la cui rappresentazione classica lo ritrae sulla soglia di casa, a contatto col mondo esterno.
Gasparini mette in luce anche un altro aspetto della quotidianità: la nuova natura dei media. Si parla in questo caso di un «agglutinamento» delle informazioni, tutte a portata di tocco su tablet e smartphone, e, per questo, tutte sullo stesso piano. In questa peculiare comodità si annida però un rischio: quello di perdere il senso della qualità e soprattutto lo spirito di concentrazione necessario per approfondire tutto questo materiale di facile accesso. Le numerose esperienze di viaggio in tutto il mondo conducono Augé alla più suggestiva delle immagini evocate dall'incontro: «Ovunque c'è la sensazione di essere conquistati, ma non si sa da chi». È l'effetto della globalizzazione, un fenomeno che cambia aspetto al mondo come se facessimo parte di uno stesso impero privo di un volto e di un nome.