Il dottorato di ricerca al centro del dibattito europeo tra gli atenei. Nei giorni scorsi a Madrid si è svolta la IV edizione del convegno annuale promosso da EUA (European University Association) e in particolare dal Consiglio per la formazione dei dottorati, dedicato quest’anno al tema “Promoting creativity – cultivating the research mindset”. Si tratta di un osservatorio sulle università e sulle strutture che esse possono incrementare per promuovere lo sviluppo, la creatività e l’innovazione individuali nel campo dei dottorati di ricerca.
A questo simposio, dove manager e docenti che gestiscono le scuole di dottorato si confrontano periodicamente sulla progettazione formativa, ogni anno vengono invitati alcuni atenei per presentare le proprie realtà, e questa volta l’onore è andato all’Università Cattolica che davanti a duecento delegati ha relazionato sulla rivisitazione della mission e sul livello formativo del dottorato di ricerca in Psicologia attraverso il contributo diretto del professor Claudio Bosio, direttore della Scuola di dottorato in Psicologia.
Le esperienze dei Paesi europei sono molto diverse e alcune questioni restano aperte, anche se c’è un consenso generale relativo ad un possibile cambiamento di prospettiva dei dottorati di ricerca: da emanazione diretta del docente, quindi dalla logica autoreferenziale a cui si è sempre fatto riferimento, a un modello di school e di community. La realtà attuale è quella di una scuola di dottorato mono disciplinare, che nasce, cioè, da una facoltà specifica e ne rappresenta la continuità. Altra prospettiva è quella di un dottorato di ricerca che affronti un tema cruciale da differenti prospettive coinvolgendo quindi nello studio un più ampio spettro di discipline.
Sempre più il dibattito si apre anche sulle prospettive alle quali il dottorato di ricerca apre, offrendo sia l’opportunità di un proseguimento nella carriera accademica, sia di inserimento in altre professioni e contesti sociali.
Il professor Bosio ha presentato due idee su cui sta lavorando lo staff del dottorato di ricerca in Psicologia composto da Michele Faldi, Guendalina Graffigna, Simona Caravita, Margherita Lanz, Davide Margola e Giuseppe Riva. La prima è il rafforzamento delle abilità manageriali dei ricercatori e lo sviluppo delle cross competenze; la seconda riguarda i cosiddetti “incubatori”, ossia spin off dove si favorisce la progettazione di un’offerta di ricerca da parte di un pool di dottorati in risposta alle domande provenienti da diversi contesti sociali anche al di fuori dell’università. Il futuro potrebbe essere la creazione di un network tra ricercatori e possibili committenti della ricerca favorendo così una coprogettazione.