Andrà in scena al teatro stabile bresciano, il Ctb, dal 29 gennaio al 2 febbraio 2014. Ma la commedia La brocca rotta del poeta tedesco Heinrich von Kleist è stata presentata in un’affollata aula Magna “Tovini”, il 7 novembre. L’opera è stata illustrata dalla studiosa Laura Bignotti, la prima dei giovani ricercatori universitari – novità di quest’anno – invitati a parlare di importanti drammaturghi al grande pubblico. Accanto a lei, l’attore e drammaturgo bresciano Daniele Squassina, che ha recitato alcuni estratti del testo teatrale.
Al giorno d’oggi, La brocca rotta (Der zerbrochne Krug) è l’opera teatrale più nota di Kleist. Rappresentata per la prima volta nel 1802 a Weimar, questa insolita commedia ebbe successo soltanto dopo la morte dell’autore. Protagonista è il giudice Adam, che in modo bizzarro cerca di salvarsi in un processo legale, da lui stesso celebrato. Il caso in esame riguarda la giovane Eva e sua madre Marta, la quale riferisce al giudice che, la notte precedente, uno sconosciuto si è addentrato nella camera della figlia per importunarla e, fuggendo, ha rotto un’antica brocca di valore. Diversamente dai personaggi, sin dall’inizio lo spettatore sa già che non è stato il fidanzato di Eva, Roberto, né il diavolo in persona (come sospettava un’altra testimone) a rompere la brocca, ma proprio il giudice Adam, il quale si è ferito gravemente durante la fuga affrettata. Solo grazie alla presenza del suo consigliere personale Licht e del consigliere di giustizia Walter, si giunge infine alla risoluzione del caso: Adam, una volta scoperto, fugge un’altra volta, inseguito dall’intera corte del tribunale.
Ispirandosi agli ideali antichi come nell’Edipo Re di Sofocle, Kleist ha costruito un tipico dramma analitico, nel quale i personaggi scoprono la verità dei fatti man mano che la trama si sviluppa, mentre agli spettatori tutto è immediatamente chiaro sin dalla prima scena. Pur appartenendo a un genere teatrale antico, l’opera tocca temi “moderni” ante litteram, che trovano un riscontro attuale anche nel presente. Per entrare nella dimensione metaforica del dramma, Laura Bignotti è partita dalle possibili interpretazioni dell’immagine della brocca rotta. «La rottura della brocca - ha spiegato la studiosa - può assumere vari significati metaforici. In primo luogo rappresenta la perdita dell’innocenza; inoltre, poiché la brocca di Marta è un antico oggetto di famiglia, sopravissuto a guerre e tumulti, la sua rottura incide con la rovina del buon nome e dell’onore di tutta la famiglia. Ma ancor di più, la brocca rotta simboleggia la frattura delle relazioni interpersonali, la perdita della fiducia profonda tra madre e figlia, fidanzato e fidanzata, cittadino e autorità».
Nella Brocca rotta, il cittadino, rappresentato da Eva, è ingannato dalle istituzioni nella persona del giudice Adam, delle quali dovrebbe potersi fidare: tale fiducia si rompe insieme alla brocca e non si ricomporrà neanche con la ricostruzione dei fatti reali. Senza nemmeno fare giustizia alla brocca guasta, causa originale di tutta l’azione, a Marta è semplicemente consigliato di rivolgersi al giudice di grado superiore: un finale mezzo aperto che lascia lo spettatore insoddisfatto e perplesso.
Dalla trama dell’opera, comica solo a prima vista, emerge la critica amara di Kleist, che, parlando attraverso gli occhi del popolo, sottolinea il suo pessimismo nei confronti delle istituzioni. Con La brocca rotta, l’autore, morto suicida a soli trentuno anni, profondamente deluso dalla situazione politica dell’epoca, ci presenta un mondo fragile, nel quale tutto è mutabile; una satira politica attuale ieri come oggi.