«Un sistema pensionistico pubblico ha ancora senso, basta che i cittadini siano informati». Ne è convinto il presidente dell’Inps Tito Boeri che è intervenuto alla tavola rotonda sul tema Se la pensione è un diritto, quali sono i nostri obblighi? Che si è tenuta il 18 dicembre in largo Gemelli a Milano.
Durante il dibattito, presieduto dal direttore del Dipartimento di Economia e Finanza Massimo Bordignon, hanno parlato oltre a Boeri, Peter Hammond, docente dell’Università di Warwick e professore emerito dell’Università di Stanford, tra i massimi studiosi di Welfare e Scelte Sociali, e Luigi Di Falco, responsabile Vita e Welfare Ania.
Secondo Hammond è necessario un forte rinnovamento del sistema pensionistico, perché la società occidentale è profondamente mutata rispetto al periodo dei primi sistemi previdenziali ideati da Bismarck: oggi si vive di più e il sistema deve tenerne conto. Il professore inglese ha poi messo in evidenza il legame imprescindibile tra il sistema pensionistico e il fenomeno delle migrazioni, un aspetto che tende a essere poco considerato nello studio dei cambiamenti del sistema contributivo: l’immigrazione è infatti una risorsa per il sistema dei contributi, così come l’emigrazione genera un segno negativo che deve essere calcolato.
«Ha senso un sistema di pensionamento di tipo pubblico, considerato che in Italia ha una spesa pensionistica tra le più alte d’Europa?» ha chiesto Massimo Bordignon? Se il sistema pubblico è stato creato con argomentazioni di tipo “paternalistico” - basate sul fatto che i cittadini da soli non sono in grado di risparmiare abbastanza ed è necessario forzarli a questo atteggiamento - e presenta problemi di azzardo morale, come la probabilità che lo Stato dovrà farsi carico anche di un cittadino che non risparmia per la pensione, è ancora giusto chiedere ai lavoratori di versare il 34% del proprio stipendio in contributi? Ed è invece corretto obbligarli a risparmi privati?
Il presidente Inps ha confermato la propria fiducia in un tipo di finanziamento pubblico dei contributi pensionistici, subordinato però a un necessario ripensamento e vincolato alla maggiore informazione dei cittadini. Questi tendono a sovrastimare le loro pensioni, con il conseguente difficile adattamento alle variazioni del mercato e del sistema pensionistico. Proprio per la necessità di informare gli italiani e metterli nelle condizioni di poter modificare il proprio sistema contributivo l’Inps ha creato La mia pensione: un servizio online con un simulatore per controllare l’importo della propria pensione, evitando brutte sorprese future e monitorandone le variazioni.
Attualmente il sistema coinvolge un numero ristretto di lavoratori. Le informazioni rispetto al servizio dovrebbero essere inviate ai contribuenti tramite servizio postale, ma lo Stato al momento ha bloccato i finanziamenti per l’operazione delle “buste arancioni”. Maggiori sono le informazioni date ai contribuenti, maggiore sarà la libertà che si potrà concedere loro rispetto alla contribuzione, per questo il presidente ha chiesto una maggiore attenzione da parte del Parlamento rispetto a questa esigenza. Occorrono delle proposte di politica economica che tengano conto dei limiti formativi del sistema pensionistico attuale.
Luigi Di Falco ha invece ribadito la necessità di riformulare il sistema pensionistico sulla base di mutate aspettative di vita e ha sottolineato come il risparmio finanziario esista e andrebbe spinto verso un risparmio di tipo previdenziale.
Secondo il rettore Franco Anelli che ha concluso la tavola rotonda, il vero dramma del periodo contemporaneo è dover scegliere un patto previdenziale oggi per ricevere un trattamento differente domani, insieme alla difficoltà di operare scelte di lungo periodo in questo senso. Il sistema previdenziale necessita di una maggiore stabilità che permetta previsioni più accurate.