Era il 27 luglio 1947 quando un decreto del capo dello Stato Enrico De Nicola inserì la facoltà di Economia e commercio nello Statuto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Si realizzava così l’intento di Agostino Gemelli di dare riconoscimento formale al ruolo dell’Ateneo nella formazione di qualificate competenze economiche per lo sviluppo del Paese. Si concludeva anche il duro braccio di ferro con l’Università Bocconi, ben determinata a impedire nuovi concorrenti sulla piazza di Milano. In quella che chiamava la «guerra» con la Bocconi, Gemelli si faceva forte del successo dei corsi in materie economiche impartiti in Cattolica in orario serale (nella foto alcuni studenti dei corsi serali - Archivio storico Università Cattolica) e delle conferenze di Francesco Vito aperte alla città.
Il 1947 è un anno particolarmente importante per la nostra storia: le ultime truppe americane lasciano il territorio italiano; a Parigi viene firmato il trattato di Pace; prima di chiudere i suoi lavori la Costituente recepisce i Patti Lateranensi. Guidata dal presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, l’Italia aderisce agli accordi della conferenza di Bretton Woods ed entra nel Fondo Monetario Internazionale e nella Banca Mondiale. L’annuncio del Piano Marshall prefigura un sostegno decisivo al ruolo economico e sociale delle grandi imprese pubbliche, mentre l’imprenditoria privata avvia esperienze destinate ad affermarsi a livello internazionale: nell’arco di pochi mesi nascono gli stabilimenti dolciari della Ferrero ad Alba, l’industria di elettrodomestici Candy a Monza e la scuderia di Enzo Ferrari a Maranello. È un Paese che si avvia verso il miracolo economico.
Anche Milano è nel pieno di questo grande fermento economico e culturale che attraversa la società italiana: nasce il Piccolo Teatro e, attorno alla Fiera campionaria, che sarà il simbolo della rinascita italiana, si dà il via a un gran premio automobilistico. Servono però nuove competenze e nuove professionalità in grado di fronteggiare queste rapide trasformazioni. Lo intuisce bene padre Gemelli (nella foto in alto durante l'inaugurazione dell'anno accademico 1946/1947 - Archivio storico Università Cattolica) seguendo, in questo, le linee indicate dal pensiero di Giuseppe Toniolo, l’economista e sociologo cattolico, che aveva ispirato la nascita di un ateneo basato sui valori cristiani, a cui il frate francescano aveva intitolato l’Istituto di Studi Superiori fondatore dell'Università Cattolica. Si inserisce qui l’idea di dare vita, insieme al professor Francesco Vito, ai corsi di Economia e Commercio.
Dieci anni più tardi, nel 1957, lo stesso Vito integrava le ragioni di questo progetto: le università, e in particolare, quelle di Economia e Commercio non dovevano avere solo obiettivi di «progresso scientifico» e di formazione alle professioni, ma anche farsi carico di un terzo compito, chiamato nei paesi anglosassoni «University Extension o anche Extra mural activities». Ossia dare continuità, nelle moderne e innovative direzioni del sapere, alla formazione non solo accademica di una classe dirigente adeguata dal punto di vista valoriale, culturale e professionale. Che è quello che ha fatto la facoltà di Economia della Cattolica nei suoi primi 70 anni.