«Siamo orgogliosi di aver interpretato questo documento non come un testo compiuto ma come uno stimolo» ha detto il rettore Franco Anelli aprendo i lavori del dialogo a partire dal documento della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale Oeconomicae et pecuniariae quaestiones.
L’economia ha bisogno di etica per poter funzionare in maniera adeguata ed è necessaria una concezione del denaro che non domini ma serva la persona umana. Sono alcune sfide del documento illustrato in Università Cattolica dal cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, che si è occupato della sua stesura.
Il convegno è stato anche l’occasione per avviare un percorso a più voci, articolato in otto laboratori, che si terranno in Università Cattolica durante l’anno accademico 2020/2021. Dedicati ai temi principali dell’Oeconomicae et pecuniariae quaestiones, rappresenteranno un momento di confronto tra accademici, studenti e professionisti.
«I seminari che seguiranno questo incontro sono intesi a promuovere la libertà delle persone» ha osservato l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini. «Si tratta di un’iniziativa che vuole formare uomini e donne competenti e autorizzati a pensare». Nel pomeriggio i lavori continueranno con un incontro a porte chiuse tra l’arcivescovo Delpini e la comunità finanziaria ambrosiana, rappresentata dai vertici delle principali banche.
Nel suo intervento il cardinale Turkson, che ha annunciato un prossimo documento che raccoglie i criteri per la gestione dei beni economici della Chiesa, si è soffermato su alcuni aspetti dell’Oeconomicae et pecuniariae quaestiones. «La crisi economica ha dimostrato che i mercati liberi non riescono a gestirsi da soli. Un decennio dopo la crisi, la finanziarizzazione rappresenta ancora un ostacolo al progresso dello sviluppo integrale dell’uomo e le prassi finanziarie sono diventate più opache».
Per il professore di Etica alla Harvard Business School Nien-Hê Hsieh, il 93% delle 200 maggiori aziende mondiali presenta bilanci sociali. Ma secondo un sondaggio la gente continua a chiedere che facciano di più per la sicurezza sociale, anticipando i cambiamenti invece che attendere che siano imposti. «Secondo questo modello le aziende si devono concentrare di più sul fare le cose giuste anziché fare più interventi di CSR».
Ma c’è anche chi tesse l’elogio dei mercati finanziari, come Christopher Giancarlo, presidente emerito della US Commodity Futures Trading Commission. Per lo statunitense, che ha alle spalle una lunga esperienza nel settore dei derivati e nelle agenzie di regolazioni, gli strumenti speculativi possono dare dei benefici al mercato.
«Quando parliamo di finanziarizzazione esistono strumenti speculativi, come i derivati, che possono essere utili per creare un ambiente sano. Dobbiamo stare attenti quando critichiamo i meccanismi di mercato, perché i mercati riflettono l’umanità: il buono e il cattivo di noi stessi. Pertanto sono importanti non tanto gli strumenti ma il modo in cui vengono usati per fare il bene comune».