Giovanna Bellandi, 35 anni, archeologa d’alta quota, che cerca tracce del passato tra i 2.200 metri dell’alta Valcamonica e l’Egitto. Davide Dotti, 29 anni, curatore della mostra dell’anno sui cento capolavori della pittura bresciana dal Rinascimento al Rococò. Giulia Bernabè, 29 anni, scout letterario a Londra, sulle tracce di scrittori da lanciare per conto di editori stranieri. Tutti e tre si sono laureati alla facoltà di Lettere e filosofia, dove hanno coltivato gli studi umanistici, inseguendo una passione che nel nostro Paese, anche in una congiuntura non facile come quella che stiamo attraversando, potrebbe offrire non pochi sbocchi professionali.
Le loro storie sono la testimonianza della cura che l’Università Cattolica, nella sua variegata proposta formativa, dedica alla formazione umanistica. Senza banalizzare, ma neppure sopravvalutare l’antica questione racchiusa nell’adagio “carmina non dant panem”, che dallo scorso anno dà il nome a una iniziativa di orientamento, la cui seconda edizione si terrà nel prossimo mese di aprile. Sarebbe troppo facile legare a tre casi la dimostrazione che gli studi classici offrono prospettive immediate di lavoro, che è quanto, in un periodo così difficile, cercano le famiglie preoccupate per la scelta universitaria dei propri ragazzi.
Sarebbe anche ingiusto verso quei giovani laureati che non si rassegnano, a costo di andare anche dall’altra parte del mondo pur di mettere in gioco il proprio talento e i propri studi: dal 2008 a oggi sono triplicate le partenze di laureandi o laureati con il progetto Working Experience Abroad (Wea), per esperienze di lavoro all’estero, dall’Australia agli Stati Uniti, come spiegheremo nel prossimo numero di “Presenza”.
Le storie che presentiamo testimoniano sia la difficoltà del Bel Paese nel valorizzare il suo patrimonio storico-artistico, creando posti di lavoro, sia i traguardi professionali che si possono raggiungere nelle professioni di cultura. Anche perché la vicenda di Davide, Giovanna e Giulia non rappresenta un fenomeno isolato. Intanto, perché Lettere e Filosofia, insieme a Scienze linguistiche, negli ultimi anni si è collocata tra le migliori facoltà umanistiche in Italia in termini di inserimento lavorativo dei propri laureati.
E poi perché tra i laureati di queste discipline dell’Ateneo si contano persone che ricoprono incarichi prestigiosi nei settori della cultura e della comunicazione, dello spettacolo e dell’arte. Come, per fare solo due esempi, Alberto Rossini, laureato in Filosofia e vice presidente e capo dell’intrattenimento di Fox Tv Italia, e Beatrice Masini, laureata in Lettere che, dopo gli anni al Giornale di Montanelli, è diventata responsabile editoriale Rizzoli ragazzi, autrice di letteratura per i più giovani, traduttrice italiana di Harry Potter e finalista al premio Campiello 2013 con il romanzo “Tentativi di botanica degli affetti”.
Cosa può suggerire tutto questo nell’imminenza di un Open day in cui i ragazzi con le loro famiglie si interrogano sul senso della scelta universitaria? Innanzitutto che, se è doveroso tenere un occhio al mercato del lavoro, bisogna anche essere certi di seguire una vera passione, per cui si sia disposti a fare sacrifici e a spendere tempo e fatica. Come hanno confermato anche alcuni genitori presenti all’Open day del campus di Brescia.
Ma c’è di più. «Esistono professioni - spiega il professor Angelo Bianchi, preside della facoltà di Lettere e filosofia - per le quali la formazione tecnica si può conseguire con percorsi mirati come i master, con l’intraprendenza personale o con l’affinamento in ambito lavorativo. Tutte cose che si possono fare in ogni momento. Ma una solida preparazione culturale si riceve una volta per tutte nel corso della vita, in modo particolare nel percorso universitario». Lo conferma un’altra laureata della Cattolica, Silvia Martinoli, sceneggiatrice di Topolino, di cui raccontiamo a parte la storia. Lo spiegarono nella loro testimonianza all’Open day qualche tempo fa due giovani ma affermati registi di video-campagne pubblicitarie laureati pochi anni fa in Cattolica, Clemente De Muro e Davide Mardegan: «Abbiamo coltivato la passione per la regia, la produzione e il copy mettendoci insieme durante gli studi, quasi per gioco. L’abbiamo poi affinata con dei corsi post laurea, ma oggi, nel nostro lavoro, troviamo nella nostra preparazione filologica e filosofica una miniera di creatività che non si esaurisce. Ed è la nostra carta vincente».