La storia e l’attualità di padre Ottorino Marcolini, il prete ingegnere dei Padri Filippini della Pace che costruì diversi quartieri di Brescia per la povera gente che veniva a lavorare in città, è stata studiata da due neolaureati bresciani. Elisabetta Palladino, laureata in Progettazione pedagogica e formazione delle risorse umane alla facoltà di Scienze della formazione, ha indagato il modello educativo che trapela nelle opere del prete bresciano, mentre Alberto Manzoni, della locale facoltà di Ingegneria, ha affrontato l’ipotesi di riqualificazione urbana dei villaggi Marcolini a 60 anni dall’edificazione.
Per la laureata della Cattolica lo spunto è nato da una riflessione pedagogica che l’ha portata a indagare i modelli formativi messi in campo per garantire e a sviluppare l’autonomia del singolo. Padre Marcolini può essere ritenuto un modello come esempio-guida e veicolo di valori ed esperienze educative da cui, ancora oggi, si possono trarre utili indicazioni pedagogiche. Fu un leader diretto e informale perché capì che bisognava parlare in modo semplice e diretto per essere capito da tutti.
La consegna dei premi si è svolta nella sede dell’ateneo il 13 marzo, e ha rappresentato l’epilogo di un percorso voluto da Fondazione Asm, Ucid, Aib, Università Cattolica e Statale, Fondazione Civiltà bresciana e Touring club, e che ha proposto alla città una rilettura del “prete costruttore” attraverso mostre e convegni.
Tempi e situazioni sono profondamente diversi, ma le idee guida sul vivere sociale di padre Marcolini possono attraversare decenni e alimentare interventi diversificati. Merita una riflessione in più - hanno detto convinti i relatori presenti all’incontro, fra i quali il direttore di sede Luigi Morgano e il professor Domenico Simeone, il ruolo sociale e urbanistico del villaggio oggi.