«Essere felice è possibile nonostante la crisi e la mancanza di sicurezze, anzi è quello che ci permette di resistere». È il consiglio che Daniele Bruzzone, docente della facoltà di Scienze della formazione alla sede di Piacenza dell'ateneo, consegna ai partecipanti all'incontro che si è svolto alla Fondazione Piacenza e Vigevano e fa parte del ciclo "Martedì Appuntamento con l'Università. La Cattolica dialoga con la sua città". Il tema affidato al professore non era facile: "La felicità ai tempi della crisi: come coltivarla in noi e nei nostri figli".
«Stiamo parlando di crisi non solo in senso economico: la crisi è un'esperienza persistente nella nostra vita, c'è crisi di coppia, crisi esistenziale, crisi professionale o di coscienza - sottolinea il professor Bruzzone -, citando i Bluvertigo: una crisi c'è sempre ogni volta che qualcosa non va». Questa sembra essere diventata una condizione permanente, perché neanche le cose più comuni e normali, come i rapporti familiari e sentimentali riescono a vincere e spesso naufragano, si impantanano nella paura e nell'impossibilità di un domani».
«Come scrivono Miguel Bensayang e Gerard Schmidt ne L'epoca delle persone tristi, una volta il compito degli psicologi era quello di trattare i propri pazienti come navi alla deriva, da traghettare in un porto sicuro. Ora - dice il professor Bruzzone - il porto sicuro non esiste più, perché oggi essere felici, corrisponde a chiudersi nel proprio guscio, pensare a se stessi, consolarsi con piccoli e grandi vantaggi, sembra una chiamata all'egoismo».
Ci sono diversi modi di intendere la felicità: per Freud coincide con la soddisfazione dei propri bisogni, per Adler è il potere, l'affermazione di sé, mentre per Frankl è la volontà di significato. Saper dare una risposta alla domanda "Qual è lo scopo della mia vita", afferma il docente della Cattolica, rifacendosi al film Hugo Cabret di Scorsese, consente sicuramente di uscire dal pantano della crisi. «Di solito più si cerca di essere felici, più si diventa infelici - osserva Bruzzone - perché si fissano sempre nuovi desideri e obiettivi da raggiungere. Essere invece meno focalizzati su di sé aiuta, ed è questo il messaggio che dovremo dare ai nostri figli».