L'umorismo è un «piccolo miracolo» che affida a chi lo esercita il potere di liberare il proprio io dalle gabbie in cui è costretto, rendendo possibile l'apertura a nuove prospettive. Le potenzialità dell'ironia, specialmente in campo educativo, hanno costituito il cuore della riflessione condotta il 23 aprile nell'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano da Antonella Arioli e Fabio Gianotti, della facoltà piacentina di Scienze della formazione, nell'incontro che fa parte del ciclo "Martedì Appuntamento con l'Università. La Cattolica dialoga con la sua città".
«I benefici dell'umorismo sono molteplici e hanno rivestito diversi significati a seconda dei contesti storici considerati. Giannino Guareschi e Viktor Frankl - ha ricordato Gianotti -. Entrambi internati in campi di concentramento, hanno trovato in una delicata ironia lo strumento di resistenza, di lotta contro lo strazio della prigionia». Oggi, nel contesto di crisi che travolge l'uomo nella sua complessità, la risata, il gioco e il divertimento possono essere valorizzati come strumenti educativi efficaci, come occasioni per far leva sulla crescita propria e altrui, come meccanismi di cura della personale vita emotiva.
«Tuttavia l'umorismo per essere risorsa educativa - ha spiegato Antonella Arioli - ha bisogno di unire sentimento e riflessione, leggerezza e competenza, fatica e lievità. Solo in tal modo può aiutare il soggetto a implementare la consapevolezza di sé, facilitando nel contempo momenti di incontro e condivisione con l'altro». L'umorismo, continua Arioli, è «una questione di sguardo sulla realtà», uno sguardo che, usando l'espressione della filosofa tedesca Edith Stein, coglie la realtà nei suoi aspetti meno scontati, come riescono a fare unicamente gli occhi sgranati di un bambino. «Coltivare l'umorismo dal punto di vista educativo - ha concluso Gianotti -, significa creare un codice comune tra educando e educatore, stabilendo così un'intimità condivisa fra due persone che contribuisce a sfidare le condizioni critiche della contemporaneità».