La complessità e l’accelerazione dei fenomeni sociali, economici, culturali e religiosi di questo tempo sono tali da richiedere analisi e interpretazioni aggiornate, che facciano sinteticamente ma autorevolmente il punto sulle questioni emergenti in quest’epoca di transizione risalendo, al tempo stesso, alle radici che le hanno determinate. Vita e Pensiero inaugura la collana “Le nuove bussole” , in libreria dal 25 febbraio, con due titoli: La sfida delle migrazioni di Vincenzo Cesareo e Il gusto. Vecchie e nuove forme di consumo di Vanni Codeluppi.
Il volume di Vincenzo Cesareo, professore emerito di Sociologia all’Università Cattolica e direttore della rivista «Studi di Sociologia», offre un’agile ricostruzione storica delle migrazioni, che dà conto delle loro cause e segue le tracce dei percorsi di inserimento dei migranti nelle società di arrivo. Una base per uno studio insieme preciso e coinvolgente delle migrazioni nel nostro Paese, che oggi si trova a essere, allo stesso tempo, luogo di partenza, di arrivo e di transito.
La sfida del titolo, come ci spiega Cesareo, è più di una: «È una sfida per chi migra: il migrante avrà accesso a nuove opportunità (occupazionali, formative ecc.) ma incontrerà innumerevoli difficoltà e problemi, come ad esempio il rischio di esclusione sociale e politica, pregiudizi e discriminazioni. È inoltre una sfida per il paese di partenza che, se dal punto di vista economico beneficerà delle rimesse (economiche e sociali) inviate dal migrante, dall’altro subirà il venir meno di personale spesso qualificato, il cosiddetto brain drain (fuga di cervelli)».
Infine, ma non meno importante, la migrazione costituisce una sfida per il paese di arrivo da diversi punti di vista, come spiega il professore: «in termini politici innanzitutto, si pensi alla questione dell’accesso al welfare o dell’acquisizione di cittadinanza; in termini economici, a seconda dell’epoca storica, i migranti si sono caratterizzati come una risorsa importante o sono stati osteggiati; in termini culturali: la diversità è una minaccia o una risorsa per la coesione sociale?».
Questo uno degli interrogativi del libro che rielabora anche i dati di un’indagine condotta a livello nazionale, Indici di Integrazione. Un’indagine empirica sulla realtà migratoria italiana (Cesareo - Blangiardo), che mostra, per esempio, come il massimo grado di integrazione è stato raggiunto nella provincia di Trento, seguita nell’ordine da quelle di Ravenna, Modena, Campobasso-Isernia e Torino. Nelle ultime posizioni si collocano invece le province di Pescara, Bari, Pisa, Catania e Napoli. I livelli più elevati della sola integrazione economica si riscontrano però solo in Lombardia.
Vanni Codeluppi esplora invece il tema del gusto, descrivendo come sta cambiando tra McDonald e Masterchef, il kitsch e il vintage, la moda e il low cost. Un viaggio attraverso il mutamento delle forme di consumo che arriva fino all’oggi, in cui paradossalmente ha preso piede, ad esempio, il gusto per il vintage, un fenomeno che il sociologo lega alla crisi, come leggiamo in un passaggio del volume: «Pur presentandosi in apparenza come un fenomeno sociale profondamente legato a tutto quello che è vecchio, che esprime significati strettamente legati al passato, in realtà il vintage è vissuto anche come qualcosa che è decisamente attuale e alla moda. Può essere interpretato come uno strumento che gli individui hanno a disposizione per tentare di evadere mentalmente dalla realtà in cui si trovano.
D’altronde, in tutti i momenti di difficoltà le società hanno cercato di guardare all’indietro, e oggi abbiamo sicuramente a che fare con una società che sta attraversando una grave crisi, sul piano economico, ma soprattutto su quello culturale e sociale. Dunque, le persone possono fare ricorso agli oggetti vintage per fuggire momentaneamente dal ruolo che rivestono all’interno della società. Per immaginarsi in una posizione differente e migliore rispetto a quella in cui attualmente si trovano. Pur evocando il passato, il vintage è dunque un fenomeno strettamente inserito all’interno del mondo contemporaneo dei consumi».