«Nell’ambito dell’archeologia milanese gli scavi della Cattolica sono stati senz’altro una tappa importantissima, sia per l’estensione dell’area indagata, sia per la conservazione dei depositi». Così Marco Sannazzaro, docente di Archeologia all’Università Cattolica, commenta il lavoro che i ricercatori del dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’arte hanno fatto dal 1986 al 2004 portando alla luce il tesoro nascosto sotto il sito occupato dall’antico monastero di Sant’Ambrogio, oggi sede dell’ateneo di largo Gemelli.
Quel patrimonio archeologico ora è esposto e visibile in aula Bontadini, uno dei luoghi più suggestivi della sede milanese della Cattolica, perché accoglie, dieci metri sotto terra, l’antica ghiacciaia del convento che i monaci cistercensi usavano per conservare gli alimenti, venuta alla luce negli scavi del 1986.
La mostra permanente “L’abitato, la necropoli, il monastero” è stata inaugurata il 26 gennaio in occasione dell’avvio dei corsi della Scuola di specializzazione in Archeologia, diretta dalla professoressa Silvia Lusuardi Siena, che ha coordinato l’intero progetto.
Nell’aula Bontadini è esposta una selezione del materiale rinvenuto durante cinque distinte campagne di scavo spalmate durante un arco di tempo di 18 anni effettuati nei cortili dell’università: dieci vetrine all’interno delle quali sono custoditi reperti che documentano le diverse fasi di utilizzo dell’area.
La mostra «restituisce un momento della storia di Milano, in particolare quella del III e IV secolo, che ancora non si inquadrava bene», spiega Sannazzaro, intervistato da Giuseppe Francaviglia che ha realizzato il video per Magzine. Quella parte dell’antica Mediolanum che, in epoca romana, era un’area residenziale, è stata destinata in seguito a sepolcreto. Dagli scavi sono emerse ben 800 tombe accompagnate da corredi più o meno ricchi a seconda dell’estrazione sociale del defunto. Recipienti, monete, gioielli e strumenti per la toelette femminile.
Uno dei reperti più curiosi ed enigmatici rinvenuti durante gli scavi è la cosiddetta “signora del sarcofago”: una tomba, ora ospitata dal Giardino santa Caterina d’Alessandria, risalente al III secolo, rinvenuta ancora sigillata, che conserva i resti di una donna tra i 24 e i 31 anni probabilmente di rango elevato. Una donna dai tratti tipicamente mediterranei. Altri scheletri presentano invece una morfologia negroide. Una testimonianza della composizione multietnica di Milano quando era capitale dell'impero romano d'Occidente e durante l'episcopato di Ambrogio, in un momento di grande fermento economico, culturale e religioso, dove convivevano tradizioni e gruppi sociali diversi, nel pieno affermarsi del cristianesimo.
«Quella che abbiamo inaugurato - spiega Silvia Lusuardi Siena – è solo la prima fase di un progetto iniziato anni fa. Ci auguriamo di poter continuare il racconto aggiungendo nuove vetrine dove esporre a rotazione altro materiale e un video illustrativo per il pubblico». Un’operazione realizzata in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni archeologici della Lombardia che ha consentito il deposito temporaneo e l’esposizione del materiale di proprietà dello Stato.