Sarajevo, Beirut, Gerusalemme. Tre città lontane per territorio e storia ma unite da un presente complesso e incerto nel quale le diverse identità, soprattutto religiose, sono al tempo stesso causa e possibile rimedio delle loro criticità. Stefano Costalli, docente di Studi strategici all’università Cattolica di Milano, ha raccolto in un volume la sua ricerca volta ad analizzare il multiculturalismo, il ruolo della Chiesa e l’importanza del dialogo. Attraverso ricostruzioni storiche, interviste e racconti di vita legati a esperienza di solidarietà promossi dal Movimento cristiano lavoratori (Mcl) nei tre Paesi, Costalli affronta ne La Chiesa nel dialogo multiculturale la questione dell’identità, sia essa culturale, nazionale o religiosa.
«Sarajevo, Beirut e Gerusalemme sono città simbolo di incontro e scontro fra identità – esordisce l’autore –. Normalmente si pensa di risolvere il problema in due modi: assimilando le culture minoritarie a quella dominante; oppure teorizzando la dissoluzione di tutte le identità e costruendone una nuova, inclusiva e post-moderna. La nostra ricerca individua un modello secondo cui, invece, i rappresentanti delle istanze di ogni cultura cercano di confrontarsi con “l’altro” partendo dall’approfondimento della propria identità. Un esempio per le società occidentali».
La ricerca di Costalli, condotta con Francesco Niccolò Moro, insiste sulla necessità di ripartire dalle differenze, senza minimizzarle né ridimensionarle: «La diversità è la ricchezza della società – continua Costalli –. Purtroppo oggi si cerca di far passare l’idea che in realtà l’altro è uguale a noi. Invece, come le esperienze raccolte nel volume dimostrano, l’altro è il diverso da noi e questo non è un ostacolo affinché tutti, in pari misura, possano essere garantiti in uguaglianza nei diritti civili e politici».
Insieme a Libano e Israele, la Bosnia-Erzegovina è la protagonista del libro edito dalla Fondazione italiana Europa popolare. Questo spiega anche la presenza di Franjo Topic, docente di Teologia a Sarajevo e presidente dell’associazione Napredaa, intervenuto lo scorso 23 novembre in largo Gemelli alla presentazione del volume con il coordinatore della fondazione Pier Paolo Saleri e il vicepresidente nazionale Mcl Noè Ghidoni. Topic ha esposto la sua “ricetta” affinché i bosniaci possano finalmente voltare pagina e archiviare una guerra che fa ancora male: «La prima condizione è l’ingresso nella Nato. Poi l’ingresso nell’Unione Europea: i parametri sono stretti ma credo che l’Europa, nel 2014, per il centenario dell’uccisione di Francesco Ferdinando, possa “regalarci” uno sconto. Infine, sarebbe necessaria una revisione degli accordi di Dayton del 1995».
Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali in Cattolica e autore della prefazione al volume, ha infine posto l’accento sul ruolo della religione lasciando trasparire un velato ottimismo: «Nessun destino è inconfutabile. Nulla è scritto. Il dialogo è una scelta ed è storicamente da accertare che la Chiesa, in duemila anni, abbia sempre mantenuto un atteggiamento di apertura verso la diversità. Anche per questo guardo con speranza al “mercato delle religioni”. Del resto, anche l’Islam potrebbe fare una scelta di dialogo simile alla nostra».