di Armando Fumagalli *
È morto il 15 giugno a 96 anni Franco Zeffirelli, uno degli artisti del cinema, della televisione e dell’opera lirica italiani più conosciuti a livello internazionale. Questa dimensione sovra-nazionale ha caratterizzato fortemente la sua carriera. Dopo gli esordi come aiutante di Luchino Visconti, ebbe due grandi successi, con altrettanti adattamenti shakespeariani, che coinvolsero attori anglo-americani ed ebbero circolazione mondiale: La bisbetica domata (1967, con Richard Burton ed Elizabeth Taylor) e Romeo e Giulietta (1968). Questi grandi successi misero Zeffirelli al di sopra delle dimensioni puramente italiane, e l’intellighentsia di allora, ampiamente dominata da una sinistra che egli non blandì mai, lo accusò assai facilmente di estetismo e didascalismo, e non gli perdonò questo successo, attaccandolo in modo aperto e a volte violento. Zeffirelli rese pan per focaccia e il suo rapporto con la maggioranza dei critici italiani fu per molti decenni pessimo.
Non aiutò il fatto che pochi anni dopo, anche in seguito a un incidente stradale e a un percorso interiore personalissimo, Zeffirelli sorprendesse tutti con un film assolutamente inattuale come Fratello sole sorella luna (1972), una lettura poetica, intrisa di amore alla natura, ma anche di sincera aspirazione spirituale, della vicenda di Francesco d’Assisi. Il film fu un grandissimo successo di pubblico e ancora una volta spiazzava la critica italiana con un oggetto che era lontanissimo da ogni altro filone o tendenza del cinema italiano. Fratello sole sorella luna, girato di nuovo con attori di lingua inglese per un mercato internazionale, è ancora oggi un film assai suggestivo, e che commuove anche grazie alla bellezza del paesaggio toscano, splendidamente valorizzato, e alle musiche che poi diventeranno celeberrime, di Riz Ortolani.
Il passo successivo sarà uno dei più impegnativi e longevi progetti televisivi di tutti i tempi, almeno per la televisione europea, il Gesù di Nazareth, che per molti decenni e per molti spettatori sarà semplicemente il “Gesù di Zeffirelli”: trasmesso più e più volte in molti Paesi del mondo, America compresa. Si stima che in Italia, alla prima messa in onda nella primavera del 1977, abbia sfiorato la cifra di 30 milioni di spettatori. Anche in questo caso il cast era fortemente internazionale, con attori di gran nome, come Anne Bancroft, Anthony Quinn, Rod Steiger, Peter Ustinov, e alcuni fra gli italiani più celebri, come Renato Rascel e Claudia Cardinale…
Solo il Romeo e Giulietta e questi ultimi due progetti basterebbero ad assicurare a Zeffirelli un posto nella storia dell’audiovisivo mondiale, ma la sua carriera, che da allora in poi procede in modo un po’ altalenante, vedrà altri bei film (accanto ad altri meno riusciti): su tutti, a nostro parere, l’Amleto con Mel Gibson (1990), Jane Eyre (1996) e Un tè con Mussolini (1999). Accanto al cinema sono molteplici e anche questi molto celebrati, gli allestimenti teatrali per Opere liriche, che lo porteranno dalla Scala ai più rinomati teatri americani, sempre con grande successo.
Con Zeffirelli se ne va un italiano che non ha avuto timore di valorizzare le bellezze e la cultura del nostro Paese - in primis della amata Toscana - per conquistare tutto il mondo, e che non ha avuto paura di ispirare la sua arte di regista anche alla fede, una fede vissuta - come è noto - con non pochi tormenti personali e forse alcune contraddizioni, ma che ha lasciato traccia di sé in opere di grande bellezza e fascino.
*docente di Semiotica e Storia e linguaggi del cinema internazionale