È scomparso a 92 anni padre Francesco Mattesini, professore emerito di Letteratura italiana moderna e contemporanea, già preside della facoltà di Lettere. Era residente presso l’infermeria dei frati minori a Sabbioncello di Merate.
 
Mattesini, dei frati minori della Provincia Toscana, si era laureato presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1958 con Giuseppe Billanovich, discutendo una tesi di argomento francescano. Dal 1964 al 1970 è stato redattore di «Vita e Pensiero», la rivista di cultura fondata da padre Gemelli, occupandosi come saggista e recensore di temi inerenti al rinnovamento teologico e al dialogo tra la Chiesa e il mondo secondo i propositi conciliari. Ottenuta nel 1971 la libera docenza in Letteratura italiana moderna e contemporanea, iniziò l’insegnamento universitario presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica. Professore ordinario dal 1980, assunse la direzione del Centro di ricerca ”Letteratura e cultura dell’Italia unita”. Dal 1983 al 1989 fu Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia. Di questo periodo la sua collaborazione all’«Osservatore Romano». Socio corrispondente e poi membro effettivo dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, nel 1996 ricevette, per decreto del Presidente della Repubblica, il diploma di Prima Classe riservato ai Benemeriti della Scienza e della Cultura. Ricordiamo in particolare la prolusione tenuta il 5 novembre 2003 nell’Aula Magna dell’Università, in occasione della solenne inaugurazione dell’a.a. 2003/04, sul tema “Padre Gemelli e la sua spiritualità francescana”. Nel 2000 uscì un volume di “Studi di letteratura italiana” in suo onore, a cura di Enrico Elli e Giuseppe Langella. Dal 2004 era professore emerito di Letteratura italiana moderna e contemporanea. È stato poi componente del Consiglio d’Amministrazione dell’Ateneo fino al 2010.


di Enrico Elli *

Riassumere l'uomo, lo studioso, il frate francescano, la guida, il maestro, che padre Francesco Mattesini è stato per noi e per tanti, non è cosa facile. In lui convivevano l'uomo di fede, lo studioso, la guida dal piglio deciso che sa come e dove indirizzare studenti e collaboratori. Così come la figura rarefatta degli ultimi tempi, difficili e lontani dal quel mondo, che per gran parte della sua vita è stato centro di gravitazione per più di una generazione di studenti e collaboratori.

Nel caleidoscopio di momenti e ruoli che ogni esistenza porta con sé, è stata la fede il caposaldo inamovibile della vita di padre Francesco. O, per meglio dire, “le fedi”, quella maiuscola cui Francesco Mattesini ha consacrato la sua intera vita, e quella per la Letteratura, cui ha dedicato i suoi sforzi e i suoi pensieri di uomo e che fino all'ultimo non sono mai venute meno. Una fede e un sapere indissolubili nel loro reciproco sostenersi e alimentarsi, che richiama direttamente quella spiritualità francescana di fede e di vita che lo stesso padre Mattesini sottolineava in padre Gemelli, esempio illuminante cui dedicò la prolusione pronunciata il 5 novembre 2003 in apertura dell'anno accademico. In quella occasione Mattesini ricordava come questa spiritualità fu per padre Gemelli: “La passione della mia vita, la regola di ogni mia attività, di ogni mia preghiera, di ogni mia ispirazione”.

E come per padre Gemelli, anche per l'esperienza di padre Mattesini non c'è luogo più significativo nel quale fede e sapere si siano saldati indissolubilmente quanto l'Università, la “sua” Università, non luogo del sapere per il sapere, ma “del sapere che diventa amore”.

La “sua” ma anche la “nostra” Università, per i quali, dalla laurea in poi, non è più stato il prof. Mattesini, ma più semplicemente e amichevolmente padre Francesco.

E allora i ricordi salgono immediatamente dal cuore. Di quando, per esempio, finita la giornata di studio, si affacciava alla porta della mia stanza e diceva: «si va». Senza punto interrogativo, perché non era una domanda. E però non era neppure un ordine, ma solo l’invito di un amico che desiderava compagnia per tornare a casa, dopo che pure si era stati assieme anche a mensa. E poi c’erano le volte in cui mi diceva: «Enrico, telefona alla signorina Scolari», e alle 18 celebrava la Messa nella cappellina di padre Gemelli, sopra il rettorato, dove Marisa Scolari – fedele custode – faceva trovare tutto preparato e ci accoglieva sempre con la sua austera cordialità.

Che gioia scoprirlo – in famiglia, quando veniva, spesso, a cena – ironico, capace come molti toscani di fotografare una persona o una situazione con un aggettivo, definitivo come la verità, e anche i figli scoprivano che per parlare con lui non era necessario scomodare Manzoni, ma si poteva anche commentare la colonna sonora di un film di Tornatore o persino gli ultimi risultati della Fiorentina.

Ma i ricordi universitari e soprattutto familiari rischierebbero di traboccare, e invece in questo momento è bene che ancora restino nel segreto del cuore. Ed è bene che si fermino qui.

Per il resto, invece, credo che sia meglio rifarsi a ciò che scrisse il professor Scarpati ad apertura della Miscellanea di studi pubblicata nel 2000 da Vita e Pensiero, per il settantesimo di padre Francesco. Lì si può trovare il percorso dello studioso e l’elogio del maestro. E tuttavia, accanto a quello scritto richiamare – se posso permettermi – anche la breve paginetta, firmata da Langella e da me (suoi primi, diretti discepoli), in cui si afferma che da padre Francesco abbiamo imparato la storia della letteratura, ma anche e soprattutto una lezione di umanità. Per una letteratura che – come scriveva Manzoni – deve diventare ed essere un ramo delle scienze morali e non una semplice tecnica.

Padre Francesco è salito al cielo guidato dall’Angelo di Pasqua, lui che per tutta la vita nel convento di S. Angelo ha vissuto. E questo è segno per me profondo e di speranza. Così come di speranza è l’invito pressante che mi infonde il ricordo del monito che tornava spesso sulla bocca di padre Francesco: «state uniti».

Mi permetto di ripeterlo, facendo eco alla sua voce: stiamo uniti, nei ricordi e nella preghiera.

° professore di Letteratura italiana contemporanea, facoltà di Lettere e filosofia, campus di Milano