di Paolo Ferrari e Antonella Olivari

Per entrare nel cuore della realtà, come chiedeva padre Agostino Gemelli, servono sia competenze specifiche sia una visione culturale ampia e interdisciplinare. Almeno per comprendere un contesto in continuo cambiamento come il nostro. È l’esercizio che hanno fatto i professori dell’Università Cattolica che hanno partecipato al talk live che ha concluso la quinta giornata dell’Open Week, il #FestivalUnicatt dedicato alla presentazione dei corsi di laurea magistrale dell’Ateneo.

Protagoniste, lunedì 20 aprile, sono state le facoltà di Scienze politiche e sociali e Scienze linguistiche e letterature straniere.

Al talk delle 11 Guido Merzoni, preside di Scienze politiche e sociali, ha illustrato i sei corsi di laurea magistrale erogati nelle sedi di Milano e Brescia: gestione del lavoro e comunicazione per le organizzazioni, servizi per le famiglie e minori, politiche europee e cooperazione internazionale sono le parole che ricorrono nelle denominazioni dei corsi.

«È una facoltà giovane - afferma il preside - ma nel cuore del progetto dell’Università Cattolica fin dalle origini, che ha al centro la formazione integrale della persona, valori quali il bene comune, dignità della persona, solidarietà e sussidiarietà. Una facoltà con un’identità culturale ben precisa, che propone un sapere interpretativo aperto alle sfide del mondo contemporaneo dove la ricerca del vero è un'esperienza di relazioni personali grazie a un ottimo rapporto fra studenti e docenti». 

Una relazione forte confermata anche dai due studenti Veronica Campiotti e Omar Mazzucchelli. Il talk si è concluso con la testimonianza dei laureati Cesare Baroni (IBM CIO) e Giuditta Villa per la Corporate & Business Communication, che hanno ribadito come la multidisciplinarietà, l’interdisciplinarietà e l’internazionalità siano elementi indispensabili oggi nelle loro professioni.

Spazio alla facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere nella seconda presentazione della giornata che ha avuto come protagonista il preside Giovanni Gobber, che ha illustrato i tre corsi di laurea, soffermandosi in particolare sul nuovo indirizzo in The art of industry of narration: from literature to cinema and tv che mira a formare specialisti nella redazione di sceneggiature per la televisione e per il cinema. 

«Il nuovo profilo - dichiara il preside - nasce da un’esigenza specifica manifestata dagli stakeholders e testimonia l’attenzione della facoltà alle nuove frontiere della formazione linguistico-culturale. In generale, riscontriamo che capacità professionali avanzate sono sempre più richieste nei diversi ambienti professionali. Per soddisfare a queste esigenze la facoltà ha progettato corsi di laurea magistrale che legano la specializzazione nelle lingue a conoscenze solide negli ambiti concreti della loro applicazione, quali l’impresa e le organizzazioni, i settori della comunicazione mediale e multimediale, i contesti delle relazioni internazionali, l’editoria e le istituzioni culturali e scolastiche». Sono intervenute a portare la loro testimonianza le laureate Jessica Venturini, Chief revenue manager per Board International, e Flavia Orlandi.

Le parole chiave su cui si fondano le due facoltà sono ritornate nel talk conclusivo della giornata, in cui sono intervenuti i professori Laura Zanfrini, Damiano Palano, Massimo Scaglioni e Fausto Colombo. Un’ora di botta e risposta che ha dimostrato la vocazione multidisciplinare e interdisciplinare dell’Ateneo. Il dibattito, condotto dal direttore della comunicazione dell’Ateneo Daniele Bellasio, ha spaziato tra vari aspetti dell’attualità, provando a capire se esista uno spartiacque tra una fase pre-Covid e una post-Covid. Il professor Colombo l’ha individuata nelle potenzialità per la comunicazione digitale, costretti come siamo stati a mettere in campo tutta una serie di nuove tecnologie. Per il professor Palano le epidemie non sono mai processi congiunturali ma lasciano tracce profonde nella società e nelle istituzioni, accelerando processi che erano già in corso, come i populismi, lo sbilanciamento verso il governo del rapporto esecutivo-legislativo, la personalizzazione del potere.

Secondo il professor Massimo Scaglioni anche la comunicazione, e in particolare la televisione, ha subito dei mutamenti in questa fase di emergenza. Dopo una prima fase di incertezza, la tv è diventata sia il medium più rilevante per la garanzia delle informazioni, sia il sollievo contro l’assedio di notizie angoscianti, la cui icona è l’immagine del Papa solo in piazza San Pietro.

Mettersi nei panni di chi è più vulnerabile è l’insegnamento che il Covid lascia a tutti: abbiamo sperimentato – fa notare la professoressa Laura Zanfrini – cosa vuol dire non avere certezza delle cure, non avere sicurezza del lavoro e sentirsi isolati, come succede a tutti i migranti. Un modo per cambiare la prospettiva su uno dei tempi più caldi e strumentalizzati nella fase pre-Covid.

Un dibattito interdisciplinare come lo sono le facoltà che nella quinta giornata dell’Open Week hanno presentato la loro offerta formativa magistrale, suscitando grande interesse tra gli studenti, con 55.043 persone raggiunte, 5.596 interazioni, 9.990 spettatori delle dirette sui canali social dell’Ateneo