Un filo ideale, ‘infinito’ direbbe Carlo Rumiz, legherà le città di Assisi e Norcia nei primi giorni della prossima Primavera.

Il 21 marzo la comunità nursina celebrerà, come ogni anno, la prima delle due feste annuali dedicate al patrono principale d’Europa, San Benedetto. Monaci e religiosi, popolazione, visitatori e rappresentanti della cultura e della politica si ritroveranno insieme per ricordare colui che ha “organizzato” l’Europa quando ancora Europa non era.

Il 26 marzo, chiamati a riunirsi dal Santo Padre, centinaia di giovani economisti europei si ritroveranno insieme per tre giorni nella città natale di San Francesco per far nascere un patto e una nuova Economia, cioè una nuova “organizzazione” della vita in comune. L’Economia – il “governo della casa” – diventerà la “regola” comune, il “metodo”, cioè il cammino, della nuova generazione.

“Le vostre università, le vostre imprese, le vostre organizzazioni sono cantieri di speranza per costruire altri modi di intendere l’economia e il progresso, per combattere la cultura dello scarto, per dare voce a chi non ne ha, per proporre nuovi stili di vita. Finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale”: così Papa Francesco nell’invito a partecipare all’evento di Assisi rivolto a tutti i giovani economisti del mondo. Così la nuova Economia invita tutti. In un tempo in cui la tecnologia ha cambiato la società e i processi cognitivi dell’uomo, in cui la globalizzazione ha cambiato le relazioni finanziarie gli scambi, in cui la comunicazione accelerata e globale ha rivoluzionato il contatto sociale, al centro rimane e si rafforza l’uomo.

Non San Francesco né San Benedetto sapevano e volevano operare una rivoluzione: compirono per questo un’evoluzione. Progressiva, quotidiana, prima individuale e poi collettiva. Essi “ri-animarono” davvero l’Economia, cioè la società, facendo ciò che il Santo Padre ora nuovamente auspica: includendo, umanizzando, avendo cura del Creato. Essendo “profeti”, facendosi carico, non certo leggero, delle loro comunità. Ebbero cura dei deboli, praticarono la giustizia verso i poveri, organizzarono un nuovo ‘sviluppo sostenibile’. E si rivolsero a tutti, anche ai più giovani, “capaci di ascoltare col cuore le grida sempre più angoscianti della terra e dei suoi poveri in cerca di aiuto e di responsabilità, cioè di qualcuno che “risponda” e non si volga dall’altra parte”.

Per tutto questo, il 21 marzo a Norcia si accenderà di nuovo la Fiaccola di San Benedetto, “pro pace et Europa una”. Per questo il 26 marzo Assisi sarà il simbolo dell’“Economia di domani”.

“Davanti all’imponenza e alla pervasività degli odierni sistemi economico-finanziari – si legge nel documento ‘Oeconomicae et pecuniariae quaestiones. Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario’ della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale - potremmo essere tentati di rassegnarci al cinismo ed a pensare che con le nostre povere forze possiamo fare ben poco. In realtà, ciascuno di noi può fare molto, specialmente se non rimane solo. Numerose associazioni provenienti dalla società civile rappresentano in tal senso una riserva di coscienza e di responsabilità sociale di cui non possiamo fare a meno. Oggi più che mai, siamo tutti chiamati a vigilare come sentinelle della vita buona”.

Siamo tutti chiamati. Perché ognuno riprenda il cammino, ma in senso nuovo, ciascuno nella propria quotidiana realtà. Come Benedetto e Francesco che un giorno qualsiasi, in due piccole città dell’Umbria, decisero che era il tempo di cambiare. Prima loro stessi, poi tutti noi.