In occasione della festa della donna VP plus, il quindicinale online di Vita e Pensiero, ha raccolto gli interventi di tre docenti dell’Ateneo: la psicologa Claudia Manzi spiega perché le politiche per l’inclusione di genere non sono efficaci; Antonella Sciarrone Alibrandi illustra l'importanza della diversità di genere nella “stanza dei bottoni”; Milena Santerini infine racconta alcune protagoniste della lotta alla violenza e al totalitarismo.

Claudia Manzi, docente di Psicologia Sociale alla facoltà di Scienze della formazione, afferma che superare i divari numerici è importante e funzionale al raggiungimento di un più completo obiettivo finale, quello della costruzione di un tessuto sociale ove sia uomini che donne possano realizzare le loro peculiari specificità raggiungendo una piena autenticità anche nei loro contesti lavorativi.

La professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettore dell’Ateneo e docente di Diritto dell’economia alla facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative, con riguardo al ruolo delle donne nei board, ricorda che, in Italia, uno snodo importante è stato rappresentato dalla legge Golfo-Mosca che, nel 2011, ha introdotto l’obbligo di riservare almeno un terzo dei componenti degli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in borsa e delle controllate pubbliche al genere meno rappresentato: e quindi, allo stato attuale, alle donne. Se molto resta da fare sul piano culturale, il benefico effetto dell’introduzione della legge Golfo-Mosca è sotto gli occhi di tutti: in pochi anni si è passati, infatti, dal 2% di rappresentanza femminile (nel 2003) al 33,5% (nel 2018). 

La professoressa Milena Santerini, docente di Pegagogia generale alla facoltà di Scienze della formazione, propone, infine, una lettura storica del ruolo delle donne, soprattutto quando hanno dovuto combattere i totalitarismi. «Il racconto cerca un’interpretazione, un significato alle grandi domande della vita, del dolore, della speranza; e così diviene intrinsecamente qualcosa che trasforma e – dunque – che educa».