Addio lezioni frontali. La scuola più amata è quella che punta sulle isole in classe, sul materiale condiviso, e sull’assemblea già all’asilo. E che alle elementari non cambia modus operandi nonostante le difficoltà di spazi poco adatti.

Si è tenuto all’Università Cattolica di Piacenza il secondo convegno annuale “A scuola di superpoteri?!” che ha visto la partecipazione di circa 400 insegnanti, organizzato dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica di Piacenza, e promosso dalla Rete Scuole che costruiscono, durante il quale sono stati affrontati i temi e gli scenari di fondo che interrogano i sistemi formativi del nuovo millennio.

Durante il convegno sono stati illustrati i risultati di un monitoraggio condotto dal prof. Pierpaolo Triani, docente della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica e consulente pedagogico della Rete Scuole che costruiscono effettuato su circa 200 insegnanti e moltissimi alunni delle scuole elementari e dell’infanzia.

Agli intervistati è stato chiesto quali sono stati i dispositivi maggiormente utilizzati e quali abbiano avuto maggior riscontro positivo e manifestato criticità. Il monitoraggio si è spinto oltre, e ha chiesto anche un giudizio sull’efficacia di questi dispositivi: soddisfazione e alcuni giudizi negativi, in particolare fra i docenti che hanno fatto un uso più occasionale dei dispositivi.

Il quadro che emerge, ha spiegato il docente, è quello di una scuola capace di coinvolgere, ma alle prese con alcune criticità materiali, di spazi e culturali che non considerano l’importanza di un insegnamento attivo e plurale.

“La scuola? E’ come una melanzana: da sola non puoi mangiarla, ha bisogno di essere cucinata assieme ad altri ingredienti” inizia così l’intervento al Convegno di Marco Rossi Doria, insegnante e già sottosegretario al Ministero dell’Istruzione al tempo del governo Monti, un discorso che si sposa perfettamente con l’obiettivo della Rete Scuole che costruiscono che, come ha spiegato Simona Favari, dirigente didattica durante il suo intervento, è nata per cercare di definire le pratiche didattiche alla luce dei bisogni di oggi.

I buoni maestri, secondo Rossi Doria, sono quelli che uniscono la capacità didattica a quella di stare dentro una struttura regolata, la cura della professionalità ai ruoli di coordinamento professionale.

Che cosa ci riserva il futuro? Qual è la funzione della scuola oggi? La maggior parte delle attuali attività lavorative è destinata a scomparire o a trasformarsi radicalmente e noi siamo in grado di prevedere quali professioni emergeranno quando i bambini di oggi si affacceranno al mondo di domani?

Tante le riflessioni fatte sul ruolo della scuola oggi, in un mondo che si muove velocemente, poiché non è più sufficiente riprodurre l’esistente trasmettendo il sapere della tradizione, occorre ripensare profondamente la formazione scolastica: non solo conoscenze (ciò che sappiamo e comprendiamo) e competenze (come usiamo ciò che sappiamo), ma anche formazione della personalità (come ci comportiamo e ci impegniamo nel mondo) e meta apprendimento (come riflettiamo e ci adattiamo). Questi saperi umani fondamentali, i "super poteri", capaci di costituire un’efficace cassetta degli attrezzi per affrontare l’imprevedibilità della nuova realtà, diventano una bussola che consente di orientarsi anche quando tutte le mappe risultano obsolete.