di Mirella Ferrari *
Fra le decifrazioni di antiche scritture che hanno aperto l’accesso a civiltà sepolte va quella dei testi micenei, operata da Ventris e Chadwick nel 1953: il greco del secondo millennio avanti Cristo era lì, un campo nuovo da esplorare. Celestina Milani, in Italia, fu tra i pionieri: al miceneo dedicò la sua tesi di laurea e due anni dopo quella di perfezionamento, discusse in Cattolica sotto la guida di Giancarlo Bolognesi.
Nel 1968 conseguì la libera docenza in Filologia Micenea, e insegnò la materia senza interruzione nella nostra Università fino al pensionamento. Dapprima professore di liceo, insegnò in varie città d’Italia, poi come docente universitaria di nuovo dal nord al sud, tenacissima, fu a Messina, Udine, Chieti, Verona, finché succedette a Bolognesi nella cattedra di Glottologia nel 1995: felice di essere arrivata in Cattolica da dove era partita, ma felice delle sue molte esperienze al servizio di diverse università del Paese; era sempre disponibile alle incombenze organizzative e amministrative: fu infatti membro e presidente di innumerevoli commissioni di concorso.
Mentra la filologia micenea rimaneva il suo speciale campo di indagine e su greco e latino continuò a scrivere contributi scientifici, intendeva la glottologia come studio linguistico a tutto campo e considerava le lingue prima di tutto come mezzo di comunicazione. L’interesse alle lingue attuali e ai nuovi media la portarono a studiare su diversi fronti, i dialetti e il lessico usato nella pubblicità, sui quali assegnò pure numerose tesi di laurea. Infatti tanti studenti scelsero di laurearsi sotto la sua guida e molti mantennero cordialissimi rapporti con lei a lungo dopo la conclusione degli studi.
Era nella sua indole la tendenza a parlare con tutti e a imparare varie lingue: questo l’aveva condotta da giovane a frequentare corsi di lingue straniere in giro per l’Europa e poi ad affrontarne sempre di nuove. Non molti anni fa, la presenza di una comunità di coreani cattolici nella parrocchia milanese ove abitava fu l’occasione per cominciare a studiare il coreano.
L’integrazione linguistica e la lingua degli immigrati furono i temi che la occuparono maggiormente negli ultimi vent’anni: per documentarsi su questo compì numerosi viaggi in Stati Uniti e Canada; ritornandovi più volte, era spesso ospite di famiglie delle comunità di immigrati delle quali aveva studiato la lingua e con cui aveva gettato solidi rapporti di amicizia.
Perciò era molto orgogliosa di aver ricevuto il premio Milano Donna nel 2009, con la motivazione di avere studiato “i rapporti fra lingua e cultura degli italiani all’estero e degli immigrati in Italia, favorendo la comprensione e la condivisione tra popoli diversi”.
La sua lunga bibliografia scientifica comprende circa 225 titoli, ma si dedicò anche a pubblicazioni divulgative; e fu lieve scrittrice di novelle, apparse su diversi giornali: era sempre curiosa del mondo, che guardava con occhi positivi.
* docente di Paleografia latina in Università Cattolica