Roma

Enti ecclesiastici e Terzo Settore

A Roma il convegno promosso dal Centro Studi sugli Enti ecclesiastici e sugli altri enti senza fini di lucro (CESEN) dell’Università Cattolica. Gli interventi di Monsignor Nunzio Galantino e del Rettore dell’Ateneo Franco Anelli

by Federica Mancinelli | 20 giugno 2018

“Appartiene alla peculiarità della Chiesa cattolica un’azione di sollievo delle sofferenze, un tentativo di riequilibrare gli effetti delle distorsioni del funzionamento della società. Un’attività caritatevole che nel tempo è diventata servizio sociale.” – ha esordito così il Rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, aprendo i lavori del convegno “Enti ecclesiastici e riforma del Terzo settore” che si è svolto il 19 giugno nella sede di Roma dell'Università Cattolica, promosso dal Centro studi sugli enti ecclesiastici e sugli altri enti senza fini di lucro (CESEN) dell’Ateneo.

“Oggi sembrano farsi avanti concezioni individualistiche e privatistiche che di fatto rischiano di lasciare indietro i più deboli con il pericolo di criminalizzare le condizioni di debolezza in sé, prima e a prescindere dai comportamenti: una realtà su cui dobbiamo vigilare” ha detto Monsignor Nunzio Galantino, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, nel suo saluto ai partecipanti “La Cei – ha proseguito - è particolarmente attenta e interessata a questo tema specifico. Mi sembra siamo in presenza di una riforma organica che intende ripensare la disciplina di un mondo vitale per la nostra convivenza nel quale i nostri enti svolgono da sempre un ruolo di particolare rilievo. Dalla sanità alla scuola, dall’assistenza ai servizi sociali, dall’attività di promozione culturale a quelle di promozione del turismo religioso”. Di qui l’invito a vigilare affinché i più deboli non rimangano indietro e “le condizioni di debolezza in sé, prima e a prescindere dai comportamenti” non vengano criminalizzate.

A seguire gli interventi di Andrea Perrone, Ordinario di Diritto Commerciale dell’Università Cattolica e direttore del CESEN, Venerando Marano, Ordinario di Diritto canonico ed ecclesiastico dell’Università Tor Vergata di Roma, e Marco Miccinesi, Ordinario di Diritto tributario dell’Università Cattolica, che hanno discusso le implicazioni della riforma del Terzo settore sul regime civile e tributario degli enti ecclesiastici. Marco Grumo, docente di Economia aziendale all’Università Cattolica, ha affrontato le questioni contabili, mentre Pasquale Passalacqua, Associato di Diritto del lavoro dell’Università degli Studi di Cassino, ha affrontato il tema del lavoro negli enti ecclesiastici. I lavori sono proseguiti nel pomeriggio con il dibattito moderato da Riccardo Bonacina, direttore del magazine “Vita”. A conclusione la presentazione dei “primi orientamenti per la comunità ecclesiale” da parte di Monsignor Giuseppe Baturi, Sottosegretario della CEI.

TERZO SETTORE: RISCHIO E OPPORTUNITA'

“Se si guarda con attenzione, per gli enti ecclesiastici la riforma del Terzo settore è al contempo un rischio, un costo e un’opportunità” – ha dichiarato introducendo le relazioni del convegno Andrea Perrone, Ordinario di diritto commerciale e Direttore del CESEN, “L’etichetta di ‘Ente Terzo settore’ o di impresa sociale’ potrà essere sempre più importante nei rapporti con la Pubblica amministrazione o con i donatori privati. Ma adeguarsi alla nuova normativa comporta dei costi: oneri economici diretti da sostenere oltre a costi indiretti perché alcune norme comportano scelte che possono essere problematiche rispetto alla disciplina canonica”.

“L’equiparazione con gli enti del Terzo settore si gioca fondamentalmente sugli assetti organizzativi, - ha proseguito il Prof. Perrone - si tratta di capire come organizzare gli enti ecclesiastici in modo più efficiente di quando non sia stato fatto. Costituire un “ramo Ets” o un “ramo impresa sociale” all’interno dell’ente ecclesiastico comporta una pluralità di costi e benefici. Il “ramo Ets” consente di conseguire i benefici del regime promozionale per gli Ets e a al tempo stesso di mantenere la specificità dell’ente ecclesiastico. Impone però, tra le altre cose, costi di costituzione e gestione ordinaria”.

“Una soluzione alternativa – ha concluso - potrebbe essere allora la configurazione dell’ente ecclesiastico come gruppo ampliando agli enti ecclesiastici il modello delle società con un ente capogruppo di una serie di enti controllati da questo stesso ente. Una struttura a grappolo. Non esistono soluzioni ottimali a priori: bisogna avere in mente le specificità del singolo ente e in base a quelle valutare ogni singolo modello”.