Quando al valore della ricerca scientifica della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali si aggiunge il valore sociale ed etico di una collaborazione avviata con la Cooperativa l’Orto Botanico, può nascere un’esperienza unica, come quella del progetto Ex-Novo per lo sviluppo della coltivazione di fragole nel carcere delle Novate di Piacenza.
I raccolti non si fermano, neanche in tempo di pandemia: all’interno della Casa Circondariale, con il contributo di quattro detenuti, la raccolta di fragole prosegue a pieno ritmo. Una produzione basata sulla massima sostenibilità ambientale con un’attenzione particolare alle esigenze nutritive e sanitarie delle piante così da arrivare ad una piena fruttificazione senza l’uso di prodotti chimici. Al posto della chimica, il gruppo di lavoro del prof. Ettore Capri utilizza barriere e ostacoli fisici accompagnati da agenti di controllo biologici quali il filo elettrico anti-lepre, la paglia sui camminamenti (per impedire la crescita di erbe spontanee e garantire il drenaggio al suolo dell’acqua), film plastico sulle prode (per escludere la crescita delle erbe spontanee) e l’installazione di oggetti di disturbo per la prevenzione dei danni al frutto causati dagli uccelli.
Ulteriore sfida, vinta con successo dai ricercatori costantemente in supporto ai detenuti e agli operatori della Cooperativa, è quella di gestire parallelamente al pieno campo un tunnel per la coltivazione di fragole in fuori suolo, con le stesse prerogative di difesa sostenibile. Questa duplice modalità di coltivazione mette in luce diversi elementi di confronto tra le coltivazioni del pieno campo e del fuori suolo che portano spunti di ricerca e riflessione sia dal punto di vista della sostenibilità che da quello tecnico/gestionale.
«La coltura di fragole sotto tunnel – spiega Niccolò Rizzati del team di ricerca del prof. Capri - permette un grande risparmio idrico rispetto a quella in pieno campo, nonostante quest’ultima sia gestita con pacciamatura e ala gocciolante. La raccolta dei dati consente di affermare che in un ciclo vitale di un anno la singola pianta in fuori-suolo necessita di circa 30,5 litri di acqua, mentre quella in pieno campo di 87 litri. Per contro, la coltura sotto tunnel richiede una gestione più puntuale e più attenta, pena la perdita di sapore e il non corretto sviluppo della pianta».
Come nel caso del Carcere di Piacenza, possiamo affermare che i progetti di coltivazione realizzati su spazi non estensivi sono spesso quelli in cui è possibile applicare protocolli che davvero rispettano e migliorano le condizioni ambientali e quelle dei lavoratori.
«Una delle nostre missioni, come Università Cattolica – aggiunge il professor Ettore Capri – consiste proprio nel coinvolgimento della comunità nel trasferimento della conoscenza. Insegniamo ai detenuti le tecniche migliori per ottenere i migliori risultati e questo consente il raggiungimento di importanti obiettivi anche sociali».