Era il 1969 quando il professore Giancarlo Castiglioni, Direttore della Clinica Chirurgica dell’Università Cattolica creò nel suo Istituto una sezione staccata del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), addirittura un Centro di Ricerca. E’ lo denominò “Centro di Studio per la Fisiopatologia dello Shock”, con tanto di spazi e laboratori, segreteria, amministrazione e personale di ricerca misto CNR e Ateneo.
La parola d’ordine era fare ricerca sul paziente chirurgico acuto-grave e sugli stati di shock che avevano una mortalità elevatissima e inaccettabile. Si capiva che bisognava fare presto ed ottenere diagnosi precoci, molto precoci. L’obiettivo: riconoscere gli stati di shock prima della loro evidenza clinica. La terapia: fare ricerca a tutto tondo su tutte le opportunità per definire e prevenire gli stati di shock, avvalendosi delle modificazioni fisiopatologiche di queste condizioni e delle opportunità provenienti da un monitoraggio multiparametrico globale delle funzioni metaboliche, respiratorie ed emodinamiche dell’organismo. Il metodo: applicare le metodologie più innovative per diagnosticare stati di shock di interesse chirurgico, principalmente emorragico e settico. La formazione e la peculiarità: in assenza di internet, all’epoca la maniera più efficace e più immediata per catturare informazioni e fare network era inviare ricercatori nei Centri di Eccellenza Esteri, prevalentemente statunitensi. E così sin dalla sua origine il Centro Shock ha iniziato una vera e propria processione di ricercatori con gli USA che non si è mai esaurita. Nel 1969 a New York, nel 1974 a Buffalo, nel 1983 a Baltimora, al famoso Shock e Trauma Center, nel 1995 a Newark. Tutto sotto la guida e la leadership del professore John H. Siegel, esperto mondiale di shock e soprattutto di sepsi e shock settico.
L’internazionalità era diventata la forza e la pecularietà del Centro. Con soggiorni più o meno lunghi si sono succeduti quasi tutti i ricercatori del Centro Shock: Marco Castagneto, Marco Cagossi, Giuseppe Nanni, Paolo Ronconi, Ivo Giovannini, Daniele Gui, Gabriele Sganga, Mauro Pittiruti, Giuseppe Boldrini, Carlo Chiarla, Andrea De Gaetano, Roberto Tacchino, Ubaldo Pozzetto. E sono stati studiati tutti gli argomenti che riguardavano questa temibile malattia: la fisiopatologia della risposta metabolica al trauma, la fisiologia clinica della sepsi, l’insufficienza respiratoria, la nutrizione parenterale ed enterale, la terapia intensiva chirurgica, le applicazioni dei computer al monitoraggio fisiopatologico, gli indici predittivi e prognostici, studi di raffinata biomatematica con grande produzione scientifica scientifici nelle più prestigiose riviste internazionali. Altrettanto “internazionali” sono stati i Direttori che si sono succeduti nel tempo: il professore Ermanno Manni, dopo il professore Giancarlo Castiglioni, e poi il professore Marco Castagneto.