Una lezione di coraggio, perseveranza, ma anche di umiltà, quella impartita in occasione del Career Day da Giovanni Rana, l’imprenditore del settore agroalimentare (leader mondiale per tortellini e pasta fresca) agli studenti dell’Università Cattolica intervenuti in massa ad ascoltare il neo ottantenne con l’entusiasmo di un ragazzo.
“Il mio segreto? Sono sempre stato un sognatore e lo sono anche oggi. Sono partito da una famiglia di fornai, dedicata al pane e alla pasticceria: io ultimo di 3 figli avevo deciso di fare altro. Mia madre non era d’accordo. Mi disse ‘Il solito matto’. Ma da allora la mia missione è stata fare la pasta ripiena. Quella buona per aiutare le casalinghe che avevano iniziato a lavorare”.
“Le idee battono il capitale e la dimostrazione di questo l’ho avuta dal fatto che, di tante multinazionali, ne è rimasta una sola a competere nel mio settore”.
Un’azienda infatti, quella di Giovanni Rana, che negli anni Ottanta, dopo uno straordinario successo, partendo, come molti industriali italiani praticamente dal nulla, ha cominciato ad essere oggetto di contesa delle grandi industrie: Nestlè, Kraft, Barilla e Star iniziarono a buttarsi nella pasta fresca e alcune di quelle che si sono fatte avanti per acquistare la sua azienda.
Rana ricorda: “Pietro Barilla, intendeva acquistare una quota pari al 30%. Ma io gli ho risposto di no. Mio figlio Gianluca stava finendo di studiare per venire a lavorare da me, aveva una grande passione ed era molto bravo. E poi io mi divertivo e non avevo intenzione di smettere”.
Una grande passione per la propria professione che lo ha portato a "metterci direttamente la faccia nella pubblicità" a garanzia della genuinità e qualità dei propri prodotti, persino ad Hollywood dove l'imprenditore veronese è stato protagonista di una serie di filmati dove il re dei tortellini diventa diretto protagonista questa volta, in modo autoironico, com'è stato sempre negli spot del marchio.
“Quando diedi una risposta negativa a tutte le multinazionali che volevano acquistare la mia azienda e con cifre da capogiro, sapevo che avrebbero cominciato a remare contro ed infatti cominciarono tutte a investire sulla pubblicità. Allora decisi di mettermi pure io a fare direttamente pubblicità. Ma volevo che la mia fosse diversa, volevo essere io a metterci la faccia e a garantire al consumatore la genuinità dei miei prodotti. Se dopo tutti questi anni, l’idea funziona ancora, vuol dire che le idee battono i capitali”.
Poi naturalmente conta anche il prodotto, l’innovazione “ Lavorare sul palato è difficile, occorre avere la pazienza di capire il sapore degli altri. Noi questa pazienza l’abbiamo avuta e anche il coraggio di aprire filiali in tutto il mondo, in Spagna, in Germania, in Francia e persino in Cina e in Giappone”.
Rana è approdato tre anni fa anche negli Usa, ed ha raggiunto un fatturato di 200 milioni di dollari. In America ha aperto uno stabilimento di 15mila metri quadrati, che a breve vedrà un raddoppio.
«Questo successo - ha detto Rana - lo devo a mio figlio, con cui c’è una sinergia reciproca e che mi ha stimolato a creare filiali che, se all’inizio costavano molto, hanno poi recuperato gli investimenti ed ora rappresentano un businnes. Negli Usa - ha chiarito - non si mangiano solo hamburger e patatine, ma si apprezzano i nostri prodotti, ma guai a sgarrare con la qualità. Se io ho costruito in Italia, mio figlio ha consolidato nel resto del mondo. Diamo fiducia ai giovani».