“Abbiamo lasciato un segno a chi vuole continuare...” diceva Mario Lodi e noi abbiamo deciso di continuare a comprendere la sua vita e la sua emblematica esperienza da maestro. In questa prospettiva il gruppo studentesco Atelier ha organizzato una giornata didattica totalmente dedicata alla figura di quest’uomo, scrittore e pedagogista.
Aperto a tutti, sabato 6 maggio 2017, si è svolto un convegno animato dal professor Juri Meda, dell’Università di Macerata, il quale, insieme al professor Domenico Simeone, dell’Università Cattolica di Brescia hanno potuto sottolineare le caratteristiche più belle e i tratti più caratteristici dell’insegnare di Mario Lodi.
La vita del maestro ha interpretato culturalmente la ricostruzione dell’Italia postguerra, ne ha segnato i momenti più alti di riflessione sulla pedagogia e il mondo della scuola e dei bambini attraverso un impegno concreto e quotidiano.
E’ proprio nel contatto quotidiano con i bambini, con la loro osservazione partecipe che Mario Lodi ridisegna il valore della scuola, ne cambia aspetti e metodologia. Si deve a questa esperienza e alle successive elaborazioni se anche in Italia si fa strada la consapevolezza che il bambino è portatore di una vera e propria cultura che una società civile deve saper accogliere e rispettare.
Le conclusioni sono state poi affidate alla professoressa Monica Amadini, dell’Università Cattolica.
Terminato il convegno e dopo aver pranzato in compagnia, un gruppo di studenti della facoltà di Scienze della Formazione, accompagnati dai docenti e don Roberto Lombardi, si è recato presso la Casa delle Arti e del Gioco nei pressi di Drizzona, in provincia di Cremona.
Grazie al dialogo con Cosetta Lodi, figlia del maestro, e col suo staff abbiamo compreso la fondazione della stessa struttura e diversi punti di vista che ne caratterizzano l’operato. Infine abbiamo potuto godere della mostra “Bambini Pittori”: una raccolta di ritratti di amici, insegnanti, compagni di scuola, personaggi del paese, scene di vita quotidiana rappresentate con la pittura dagli scolari di Mario Lodi. Dipinti negli anni Cinquanta sono la testimonianza della vita di un paese della pianura padana vista con gli occhi dei bambini.
Chiaro è stato lo spirito di libertà ed espressività che il Maestro ha sempre lasciato ai suoi alunni, dato dalla consapevolezza del mondo interiore che ogni bambino possiede e come la stessa classe sia formata da tante personalità dove ognuno è profondamente diverso e ha bisogno di cure specifiche.