Sono circa 500 gli studenti con disabilità motoria, visiva o uditiva iscritti all'Università Cattolica, ragazzi che spesso non si vedono o che i loro compagni qualche volta stentano a vedere. Proprio per questo ha preso spazio tra i chiostri per il terzo anno consecutivo l'evento "Mettiti nei miei panni", una giornata di sensibilizzazione che mira a far conoscere e spiegare agli studenti un mondo di cui si sa poco e che spesso si tende a ignorare.
L'evento, organizzato dal Servizio integrazione studenti con disabilità, che ha come referente scientifico delegato dal rettore il professor Luigi D'Alonzo, anche quest'anno ha ottenuto un notevole successo: «In questi tre anni la partecipazione degli studenti ha avuto un incremento notevole - spiega il docente di Pedagogia speciale -. Un segno che l'attività del Servizio sta diventando davvero importante».
Un ruolo fondamentale per la riuscita dell'organizzazione dell'evento lo giocano soprattutto gli studenti volontari, che anche durante l'anno aiutano i loro colleghi con disabilità a muoversi all'interno dell'Università: «I volontari sono fondamentali per la riuscita del nostro piano di integrazione - continua D'Alonzo -, perché sono sempre disponibili a dare una mano a chiunque ne abbia bisogno. L'aspetto più bello sono i legami che si creano: molti ragazzi presenti oggi alla manifestazione non studiano più in Cattolica, eppure sono qui a dare una mano».
Proprio grazie ai volontari, è stato possibile prendere parte all'attività di "Role taking", che dava l'opportunità di provare a muoversi in carrozzina o da bendati, così da simulare la disabilità motoria o visiva, per capire in prima persona quali siano le difficoltà che ogni giorno i ragazzi disabili devono affrontare: «È chiaro che è un'esperienza un po' falsata - racconta Antonella, una studentessa volontaria dell'Università -, perché dopo aver fatto il percorso in carrozzina o bendato si ritorna alla vita di sempre. Nello stesso tempo, però, è un'esperienza molto importante perché aiuta a capire le difficoltà e le strategie che adottano i ragazzi con disabilità per poter vivere al meglio l'ateneo».
E le difficoltà sono sempre dietro l'angolo, come un gradino che non consente il passaggio della carrozzina, o un corrimano che finisce improvvisamente rendendo difficoltoso per un non vedente lo scendere o il salire le scale. Nonostante ciò, però, il livello di barriere architettoniche in Cattolica può essere considerato molto al di sotto della media delle Università italiane: «Devo ammettere che ci sono pochi luoghi qui all'Università dove non puoi andare da sola. In ogni caso, quando ne ho bisogno, c'è sempre qualche volontario pronto ad aiutarmi - spiega Giuseppina, studentessa con disabilità motoria, neo laureata in Giurisprudenza -. Non vorrei sembrare di parte ma all'impegno profuso dalla Cattolica per aiutarci a vivere l'Università al meglio, su una scala da uno a dieci, darei un bell'otto».
Proprio l'abbattimento delle barriere architettoniche è uno dei punti cardine della politica di integrazione promossa dall'ateneo, consapevole che il limite della disabilità non sta nella persona ma nell'incontro tra la persona e l'ambiente. Così, se l'ambiente è adattato su misura, la differenza sparisce: «Un ragazzo con disabilità è prima di tutto una persona - conclude Luigi D'Alonzo -. Una persona che ha delle necessità particolari ci pone nella condizione di soddisfarle. Questo è il nostro compito, perché aiutare gli altri fa parte soprattutto del nostro credo».