Giorgio Tasca, neo-dottore in Neuroscienze dell’Istituto di Neurologia dell’Università Cattolica - Policlinico Gemelli di Roma, è risultato vincitore di un grant di ricerca assegnato dalla “Fsh Society”, Associazione americana no profit leader mondiale nella lotta contro la Distrofia Muscolare Facio-scapolo-omerale, per nuovi studi su questa grave malattia muscolare degenerativa.
Il progetto di ricerca, che ha la durata di un anno, riguarda lo studio delle alterazioni infiammatorie nella Distrofia Muscolare Facio-scapolo-omerale (Microdialysis for the study of inflammatory features in Facioscapulohumeral muscular dystrophy) ed è stato approvato lo scorso febbraio dal Comitato scientifico consultivo della Società, da cui ha ottenuto un finanziamento di 70.000 dollari.
Il progetto verrà realizzato dal dottor Tasca sotto la direzione del professor Enzo Ricci, docente dell’Istituto di Neurologia della Cattolica e presidente scientifico dell’Associazione Fshd Italia Onlus. Obiettivo dello studio è chiarire i meccanismi infiammatori che sottendono le fasi precoci della malattia in funzione di futuri trials farmacologici.
Questo progetto si inserisce in un’ampia attività clinica e di ricerca che vede l’Istituto di Neurologia della Cattolica e il Policlinico Gemelli in prima fila nella presa in carica dei pazienti affetti da Distrofia Muscolare Facio-scapolo-omerale. Tale attenzione è ulteriormente testimoniata dall’attivazione di un percorso dedicato alla patologia in cui saranno affrontate, in modo multidisciplinare, le problematiche muscolari, ortopediche, riabilitative, e fisiatriche, con attenzione alle problematiche nutrizionali e dei disturbi del sonno.
Fra le malattie rare, la Distrofia Facio-scapolo-omerale (Fshd) è caratterizzata da un’elevata prevalenza sulla popolazione mondiale e ha come conseguenza una significativa e progressiva perdita dell’autonomia motoria. La Fshd è la seconda forma più frequente di distrofia muscolare dell’età adulta e la terza se si considera anche l’età infantile. La prevalenza della malattia è stata stimata di 1 caso ogni 20.000 individui, ma i recenti progressi nella possibilità di eseguire uno studio molecolare specifico suggeriscono che la reale frequenza della malattia sia molto maggiore.