«Io non volevo morire! Quel giorno mi sono aggrappata così tanto alla vita e ho pregato la Madonna con tutte le mie forze, che sono riuscita a superare il dolore. Per fortuna qualcuno ha ascoltato le mie preghiere». Comincia con queste parole la meravigliosa testimonianza di Giusy Versace, presidente di Disabili No Limits e campionessa paraolimpica, che nel 2005 rimane coinvolta in un incidente stradale: la sua macchina finisce contro un guardrail che le trancia le gambe. Lo scorso 15 ottobre, al Policlinico “A. Gemelli”, Giusy Versace racconta la sua storia ospite del ciclo di incontri La vita è degna, sempre. Si tratta di seminari dedicati alla vita umana in situazioni di fragilità, la disabilità, la vecchiaia avanzata, la vita prenatale, il fine vita, promossi dal Centro Ateneo per la Vita dell'Università Cattolica, presieduto da Rodolfo Proietti e diretto da Massimo Antonelli, in collaborazione con il Centro Culturale di Roma e il Policlinico Gemelli.
“Campioni oltre. Storie di disabilità e sport” è il titolo del terzo appuntamento di questo ciclo di incontri, moderato dall’inviato di Avvenire Pino Ciociola, cui è intervenuto Vincenzo Palmieri, ricercatore del Centro di Medicina dello Sport dell’Università Cattolica. «Siamo tutti disabili» - esordisce Paolo Zeppilli, direttore dello stesso Centro, che ha introdotto l’incontro - Ognuno di noi non è in grado di fare qualcosa. Questo ci rende tutti uguali e tutti diversi, se partiamo da questa realtà vivremo tutti meglio».
Il racconto commosso di Giusy Versace, che fin dalle prime parole fa trasparire subito la sua infinita voglia di vivere, continua davanti a una platea piena di giovani affascinati da un carattere così forte e determinato. «Il giorno dell’incidente stradale stavo andando per lavoro da un cliente, da cui non sono mai arrivata – racconta - . Pioveva forte, la mia macchina ha fatto acquaplaning ed è andata a sbattere contro un guardrail, che ha ceduto e mi ha tranciato entrambe le gambe. Ora cammino grazie all’uso di protesi. Grazie a Dio non mi sono mai arrabbiata con la vita solo per il fatto di non avere più metà delle gambe».
Ma come ha fatto Giusy a trovare tutta questa forza? «La mia famiglia mi ha sostenuto e mi è stata sempre vicino. Ma sono fortunata - spiega - perché ho una grande fede, sono molto devota alla Madonna e quando sono andata a Lourdes per ringraziarla di aver ascoltato le mie preghiere ho avuto un attimo di esitazione e le ho chiesto: “Perché a me?” Ma subito ho sentito una voce che mi suggeriva di girare la domanda: “Perché non a te? Che hai più degli altri?”. Penso che davanti a queste cose siamo tutti uguali e ho capito che non dovevo passare tutta la vita a piangermi addosso e pensare a quello che non avevo più. La vita è troppo breve e al tempo stessa bella, perché sprecarla? Oggi la mia vita è cambiata, ho creato una Onlus, Disabili No Limits, che raccoglie fondi per donare protesi a chi non può permetterseli e sono volontaria dell’Unitalsi».
«Nel libro Con la testa e con il cuore si va ovunque racconti la tua storia. Qual è il messaggio che in questo modo hai voluto trasmettere ai tuoi lettori?» le chiede Pino Ciociola. «Se c'è l'ho fatta io - dice con un largo sorriso Giusy - possono farcela tutti. Spero che altri attraverso il mio percorso possano trarre spunto e forza per affrontare la propria vita e le difficoltà che spesso essa ci pone, con il sorriso. La disabilità sta negli occhi di chi guarda. Io non mi sono mai sentita invalida. Non mi sono mai arresa. La vita è difficile per tutti». E aggiunge: «Una volta ho letto su un taxi una frase che ho fatto mia: “Ieri il passato, oggi il dono, domani il mistero”. Io ho imparato ad apprezzare l’oggi. La felicità sta nelle piccole cose. Tutti siamo caduti almeno una volta nella vita, chi non ha mai pianto? La vita non è facile per nessuno dipende da come la vedi tu, il bicchiere può essere mezzo pieno o mezzo vuoto. Non puoi decidere il tuo destino, ma puoi decidere tu come cambiarlo».
Ma la nuova vita di Giusy Versace è fatta anche di sport che, attraverso grossi sacrifici, l’ha portata a ottenere importanti risultati nell’atletica leggera paralimpica: record nazionale sui 100 e 200 metri e ben 7 titoli italiani. E non solo. Giusy Versace ha creato la Disabili No Limits Onlus il cui obiettivo è promuovere lo sport per le persone disabili e raccoglie fondi per l'acquisto di speciali protesi per praticarlo.
«Nello sport così come nella vita a volte per rialzarsi non servono le gambe» - sostiene Vincenzo Palmieri, che ha presentato l’attività clinica e di ricerca svolta dal Centro di Medicina dello Sport per disabili e atleti paralimpici -. Spesso si tratta di storie di giovani che, per disabilità dalla nascita o acquisite, hanno superato il limite». Sono “campioni oltre” – come li definisce Palmieri, cui nulla o quasi è negato, riuscendo anche a praticare sport subacquei. Non sempre però le istituzioni aiutano queste persone. «Lo Stato purtroppo non copre le spese per le protesi evolute e neppure per quelle sportive - afferma il ricercatore -. Lo sport dovrebbe essere riscatto. Ho scoperto la bellezza della corsa quando ho perso le gambe perché per me era ed è un modo per superare il limite».
Quale è il tuo sogno? le chiede in conclusione il giornalista di Avvenire. «Combattere l’ignoranza di chi non conosce il mondo della disabilità, che resta ancora la vera insormontabile barriera».