Narrare ricordi, vissuti, paure e speranze di bambini vittime di catastrofi naturali. Raccolti nei loro disegni. Quelli dei ragazzi di Moglia (Mantova), uno dei luoghi della Lombardia colpiti dal sisma che esattamente un anno fa ha messo in ginocchio soprattutto l'Emilia, sono in mostra fino al 29 maggio al museo delle Bonifiche del comune mantovano, insieme a quelli dei loro coetanei dello Sri Lanka, di Haiti, Cile e L'Aquila. I loro elaborati sono stati raccolti insieme in diverse zone colpite da catastrofi naturali, nel corso degli interventi realizzati dall'équipe di psicologi ed educatori della facoltà di Scienze della Formazione e del master in Relazioni d'aiuto nei contesti di vulnerabilità e povertà nazionali e internazionali.
La mostra è stata inaugurata il 20 maggio alla presenza del sindaco di Moglia, Simona Maretti, dei sindaci di altri cinque paesi colpiti dal terremoto, dal direttore della sede milanese dell'Università Cattolica, Mario Gatti, della direttrice del master Cristina Castelli, del direttore dell'Alta Scuola di Psicologia "A. Gemelli" dell'Ateneo, Vittorio Cigoli, e del responsabile dell'Ufficio scolastico territoriale di Mantova, Francesca Bianchessi. Alla presentazione è stata sottolineata l'importanza delle applicazioni sul campo degli insegnamenti di Padre Gemelli: nel territorio colpito dal terremoto questo significa rispondere ai bisogni psicologici degli abitanti, in particolare dei bambini, affiancando così i lavori di ricostruzione architettonica.
Il percorso tematico della mostra "Ricostruire sulle macerie. Narrare e narrarsi con disegni e parole", ha inizio dall'impatto dell'evento, con rappresentazioni grafiche che narrano l'esperienza soggettiva che ciascun bambino ha avuto del disastro. Distruzione, solitudine, fuga e caos sono alcune delle tracce di memoria impresse nelle menti dei minori e trascritte sul foglio. Ci si sposta poi dal "presente" dell'evento all'immagine dell'avvenire: viene chiesto al bambino di disegnare se stesso, la sua famiglia e la sua casa come vorrebbe che fossero nel futuro. Ciascun disegno racconta come i bambini si immaginano il loro domani.
Sono estrapolati dal "test de trois dessins: avant, pendant et avenir", uno strumento ideato e impiegato dal professor Louis Crocq in interventi a favore di minori vittime di guerre e disastri naturali. Una pagina bianca, i contorni tratteggiati o una macchina in fuga denotano la difficoltà del bambino a proiettarsi in un futuro desiderabile. In altri disegni emergono rappresentazioni positive del futuro, in cui resta però preminente il bisogno di sicurezza e di protezione, trasmesso da case di legno o di ferro, cancelli alti che circondano persino gli alberi o cani da guardia. A conclusione del percorso, si può trovare la risposta dei bambini al dilemma su come far fronte all'incertezza e alla precarietà derivanti dal disastro che pervadono tutt'ora la quotidianità delle vittime: le immagini di una famiglia riunita a tavola, di una grande chiesa con la comunità di fedeli, di alunni e insegnanti a scuola o di amici che giocano insieme. Il passaggio dalla distruttività dell'evento alla ricostruzione di se stessi richiede l'ancorarsi a delle fondamenta solide, che il terremoto o lo tsunami non hanno scardinato: i valori e gli affetti alla base del tessuto sociale della comunità colpita dall'evento.