L’unione bancaria europea è sufficiente per stabilizzare l’Eurozona? La domanda alla base della nona “Lezione Mario Arcelli”, organizzata dal Centro Studi di Politica Economica e Monetaria (Cespem), diretto dal professor Francesco Timpano, è stata rivolta il 1° marzo a Mario Sarcinelli, presidente di Dexia-Crediop, banca che opera con la Pubblica Amministrazione, ex vice direttore generale di Banca d’Italia, direttore generale del Tesoro, ministro del Commercio Estero, vice presidente della Banca Europea di Ricostruzione e Sviluppo e presidente di Bnl. Sui temi del rafforzamento dell’Eurozona e sul concetto di unione bancaria europea sono intervenuti insieme a Sarcinelli, il direttore del Risk Management and Monitoring del Fondo europeo per gli investimenti Federico Galizia, il direttore del Risk manager Schroders investment Francesco Arcelli, l’economista dell’ateneo cattolico Giacomo Vaciago, lo studioso della “John Hopkins University” di Washington Angelo Federico Arcelli.
«Il progetto di Unione bancaria e monetaria - ha detto Mario Sarcinelli - non è un progetto completamente definito. Per esempio l'assicurazione dei depositi non è ancora ben delineata e neppure i meccanismi di liquidazione/risoluzione delle banche. Comunque - ha aggiunto - bisogna tenere presente che tra il dire e il fare c'è di solito una certa distanza: quando si passerà dalla mera impostazione della disciplina alla sua realizzazione questa potrà porre in luce la necessità di alcuni adattamenti. Per esempio sarà da definire dove si porrà la linea di demarcazione tra la responsabilità della Banca centrale europea nella supervisione e le responsabilità dei sistemi nazionali, che per forza di cose dovranno permanere».
Quali sono i benefici e le preoccupazioni che porterà questo processo? «I benefici - ha detto Sarcinelli - sono ovviamente quelli di un approfondimento dell'Unione europea, nel senso che ciò che è stato fatto nel settore monetario viene esteso anche a quello bancario. Questo non risolverà tutti i problemi perché manca un'unione politica e il cosiddetto braccio fiscale. Risolverà alcuni problemi ma non è detto che non ne aggravi altri: tutto il sistema europeo, infatti, è costruito sulla base degli sbilanci che vengono progressivamente corretti e colmati, non è una costruzione armonica teorica a cui si dà un applicazione convinta e continua, è qualcosa che si sviluppa nel tempo sulla base delle contingenze, degli interessi, delle spinte dei vari Paesi. Speriamo comunque che l'Unione contribuisca a mantenere vivo il senso dell'unitarietà europea».